COME FARCI PASSARE LA VOGLIA DI ANDARE IN FRIULI

Il “Corriere della Sera” di domenica 4 dicembre era strano, fin dalla prima pagina. Una lunga striscia rossa lungo il bordo sinistro, con la scritta “io sono Friuli Venezia Giulia” ripetuta più volte, con caratteri bianchi, più marcati quelli del nome della regione.

Lo slogan è l’espressione di solidarietà e vicinanza che viene utilizzata dalla strage di Charlie Hebdo in avanti, “io sono” e poi il nome della persona, del luogo, della causa che si vuole sostenere, in genere a seguito di qualche tragedia. Questo ho subito pensato per il Friuli, devo essermi perso qualcosa, è successo qualcosa di grave nelle ultime ore.

Cerco nella prima pagina titoli che mi mettano al corrente, ma nulla. Lo sguardo percorre in lungo e in largo la pagina come al solito fittissima, al limite dello stordimento, ma nulla. Piuttosto, in basso a destra e in alto alle estremità, appena sotto il nome della testata, nei riquadri di solito occupati da annunci pubblicitari, di nuovo compare lo slogan, “io sono Friuli Venezia Giulia”.

Allora capisco, o quasi: nient’altro che pubblicità. E che pubblicità: continuando a sfogliare il quotidiano, scopro che si tratta di un vero e proprio numero monografico, metà giornale, metà spot per la regione.

Su 48 pagine, ben 23 ospitano il tormentone in prima persona e dieci di queste sono interamente occupate dalla sfiancante réclame, con variazioni sul tema che dovrebbero comunicarci le qualità del territorio e della sua gente e invogliarci a fargli visita: io sono alpino, io sono libertà, io sono Giro d’Italia, io sono scoperta, io sono adrenalina, io sono tecnica, io sono unico, io sono meraviglia, io sono passione, io sono tradizione, io sono bellezza, io sono armonia, io sono coraggio, io sono discesa, io sono cultura, io sono emozione, io sono atmosfera. Tutto molto friulano in effetti e tutto molto qualsiasi altra regione italiana.

I quotidiani hanno padroni e ognuno decide come occupare le proprie pagine, anche di dare alle stampe numeri monografici dal punto di vista pubblicitario, ma da lettore posso dire che l’idea è abbastanza opprimente.

Non so quale mente arguta abbia concepito il battage, qualche insigne studioso, non ho dubbi, qualcuno che al passo coi tempi deve aver capito che conta la quantità, il martellamento.

E lo sfinimento, ma quello in realtà deve averlo sottovalutato, perché una volta riposto il giornale, di una cosa ci si convince, che nessuna irrefrenabile voglia di andare in Friuli Venezia Giulia è sopraggiunta.

Anzi.

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