CI TOCCA PAGARE DI NUOVO UNO STIPENDIO ANCHE A GILETTI

Se ne vanno sempre da martiri e da eroi. Martiri ed eroi della libertà. Se ne vanno sbattendo la porta, convinti che senza di loro la Rai fallirà nel giro di due settimane, o giù di lì. Il tono è quello. Vanno altrove a dare lezioni, a fare show del loro talento inimitabile, con l’aria inconfondibile degli insostituibili, come se i cimiteri non fossero pieni da secoli di insostituibili. Poi, un bel giorno, dopo lunghi giri, eccoli improvvisamente di nuovo al loro posto, in Rai, come se niente fosse, accolti a braccia aperte con tanto di vitello grasso, perchè non si dica che nella televisione di Stato non sanno accogliere come si deve il figliol prodigo, anche perchè in fondo sono soldi nostri, cosa gli costa.

Giletti, anche lui, la stessa storia. La solita storia. Via dalla Rai con quell’aria affettata e risentita, adesso vediamo come tirate avanti, vado da Cairo e vi faccio neri. Da Cairo c’è stato, anche lì ha dato lezioni di giornalismo coraggioso e libero, ma evidentemente era libero fino a un certo punto, visto che dalla sera alla mattina il suo padrone l’ha messo alla porta, si dice per evitare che il Giletti tirasse fuori troppi scheletri su Berlusconi.

Cose loro, cose segrete, cose impronunciabili. Resta il fatto: Giletti saluta La7 di Cairo e la televisione di Stato, gestita-spartita dai partiti come sappiamo, è subito pronta a riaccoglierlo, con tanto di fanfare, come se niente fosse. Nessuno scandalo, peraltro: è la regola. Le tre reti della collettività sono piene zeppe di gente che se n’era andata piantando il muso, guardando dall’alto in basso, salvo poi tornare con la coda tra le gambe a chiedere un posto, un posto qualunque, tipo la Simo (Ventura), che ci aveva impartito lezioni addirittura da Agon Channel, rampante televisione albanese del nuovo magnate, così raccontato, Francesco Becchetti, salvo finire a ramengo e ora prontamente soccorsa con i soldi della collettività.

Noi dovremmo pure applaudirla, servilmente l’applaudiamo, questa brava gente. Vanno e vengono a spese nostre, diveggiano a piacimento, soprattutto vanno dicendone di tutti i colori e rinfacciandone di ogni, poi grazie alle logiche italiote tornano belli come il sole a prendere stipendi pubblici. La Rai impronunciabile e vergognosa che avevano lasciato, proprio la stessa Rai, dalla sera alla mattina torna ad essere la più soave delle televisioni.

Sono fantastici. Ma peggio siamo noi, branco senza testa che impassibilmente torniamo a goderceli e a venerarli, come divinità restituite dal Cielo. Ribecchiamoci Giletti, festeggiamo Giletti con il suo smagliante sorriso sabaudo: programmone in prima serata sui 70 anni della Rai, con tutto il bestiario al seguito. Settant’anni portati malissimo, 70 anni che sembrano 70 secoli. Se non altro, è un degno conduttore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *