Giletti, anche lui, la stessa storia. La solita storia. Via dalla Rai con quell’aria affettata e risentita, adesso vediamo come tirate avanti, vado da Cairo e vi faccio neri. Da Cairo c’è stato, anche lì ha dato lezioni di giornalismo coraggioso e libero, ma evidentemente era libero fino a un certo punto, visto che dalla sera alla mattina il suo padrone l’ha messo alla porta, si dice per evitare che il Giletti tirasse fuori troppi scheletri su Berlusconi.
Cose loro, cose segrete, cose impronunciabili. Resta il fatto: Giletti saluta La7 di Cairo e la televisione di Stato, gestita-spartita dai partiti come sappiamo, è subito pronta a riaccoglierlo, con tanto di fanfare, come se niente fosse. Nessuno scandalo, peraltro: è la regola. Le tre reti della collettività sono piene zeppe di gente che se n’era andata piantando il muso, guardando dall’alto in basso, salvo poi tornare con la coda tra le gambe a chiedere un posto, un posto qualunque, tipo la Simo (Ventura), che ci aveva impartito lezioni addirittura da Agon Channel, rampante televisione albanese del nuovo magnate, così raccontato, Francesco Becchetti, salvo finire a ramengo e ora prontamente soccorsa con i soldi della collettività.
Noi dovremmo pure applaudirla, servilmente l’applaudiamo, questa brava gente. Vanno e vengono a spese nostre, diveggiano a piacimento, soprattutto vanno dicendone di tutti i colori e rinfacciandone di ogni, poi grazie alle logiche italiote tornano belli come il sole a prendere stipendi pubblici. La Rai impronunciabile e vergognosa che avevano lasciato, proprio la stessa Rai, dalla sera alla mattina torna ad essere la più soave delle televisioni.
Sono fantastici. Ma peggio siamo noi, branco senza testa che impassibilmente torniamo a goderceli e a venerarli, come divinità restituite dal Cielo. Ribecchiamoci Giletti, festeggiamo Giletti con il suo smagliante sorriso sabaudo: programmone in prima serata sui 70 anni della Rai, con tutto il bestiario al seguito. Settant’anni portati malissimo, 70 anni che sembrano 70 secoli. Se non altro, è un degno conduttore.