CHI BEVE DI PIU’ AL BAR CARESSA

Non è che stavolta l’abbia sparata grossa: a Fabio Caressa piace sempre alzare un po’ il tiro, anche fuori bersaglio. Qualche volta magari per animare lo studio languido, qualche altra per il mero gusto della provocazione. Ma ogni tanto ci crede davvero.

Tanto per cominciare, un risultato lo ha ottenuto: quello di svegliare l’intorpidito mondo dell’FM radio che, dato per moribondo da almeno un decennio, sta in effetti spegnendosi nei contenuti verso una lenta eutanasia, passando con disinvoltura da influencer ventenni cuffiati e microfonati solo nella speranza di raccogliere qualcuno dei loro milioni di follower, ma che non sanno neanche da che parte cominciare, fino a vecchi lupi rimasti ancorati a porti antichi nel linguaggio e negli argomenti. Ascolto sempre un canale in particolare, per la sua musica un po’ vintage, ma gli spazi parlati sono deprimenti. Ridacchiano su qualsiasi tema, fanno sondaggi sulle cose più banali, rovesciano tonnellate di gossip on air. In onda il nulla tra una hit e l’altra.

Fabio Caressa ha dato la scossa su Radio Deejay partendo dal suo argomento preferito, il calcio. L’ha buttata lì: “Nella mia carriera ho visto 3 o 4 giocatori eccezionali. Diciamo Maradona, Baggio, Ronaldo e Cruijff, anche se quest’ultimo non l’ho visto molto (!). Cristiano Ronaldo e Messi sono due talenti straordinari e possiamo anche includere Totti come fenomeno. Se vogliamo ampliare la lista per includere altri due italiani, perché siamo italiani, possiamo citare Del Piero”. Poi, per far togliere la sicura alla granata social che ovviamente è esplosa in men che non si dica, colpo di macete su figurine iconiche: “”Gullit a mio avviso non era un fenomeno. Van Basten invece lo è stato, ma la sua grandezza è durata poco. Batistuta era un giocatore incredibilmente forte, ma non un fenomeno, proprio come Zico. Platini invece è stato un fenomeno. Kakà, invece, non era un fenomeno e Ronaldinho giocava spesso per la propria gloria. Ora Mbappé è un vero fenomeno, ma nemmeno Paolo Maldini si può considerare tale, nella storia”, ha aggiunto il telecronista di Sky Sport.

Dunque. Più che la graduatoria, il minestrone Caressa lo ha comunque cucinato con ingredienti personali, secondo i suoi gusti, le sue percezioni. Non c’era traccia di motivazione: durata della carriera (eccetto che per Van Basten), trofei vinti, gol segnati, caratteristiche tecniche. De gustibus, punto. Già come assunto basterebbe per chiudere la pratica. Quindi per andargli addosso, bisognerebbe prima stabilire dei parametri: esercizio impossibile. Sarebbe come convincermi che Nicolas Cage sia bravo come Robert De Niro o che Charlize Theron sia più bella di Dalila Di Lazzaro o di Ornella Muti. E chi lo dice? Chi lo stabilisce? Qualcosa, in effetti, Fabiuccio ha specificato tra le righe, su cosa intenda per fenomeni: “Quelli che vincono (o risolvono, non ricordo, ndr) le partite da soli”. Beh, allora tra questi qualche portiere lo avrei inserito, per esempio. Fate voi.

Fate voi pure tra Ronaldinho e Del Piero, Totti e Kakà, Platini e Zico, questo e quell’altro: il bar è aperto 24 ore su 24. Si può obiettare, certo. E obietto infatti: mi spiace, ma per quanto mi riguarda il vero, grande scivolone è su Paolo Maldini. Non vince o non risolve da solo chi segna un gol o chi para un tiro impossibile, ma anche chi in carriera gioca più di 1000 partite al suo livello estremo. Se parliamo di fenomeni della storia del calcio, Maldini ci sta sempre a pennello.
Del resto fui proprio io, più di 30 anni fa, a indicare Fabio Caressa come fenomeno emergente nella nidiata di telecronisti che nasceva a Tele+2 e che si sarebbe propagata con l’orgia di partite gratis e a pagamento. De gustibus: osservavo come lavorava, come si preparava, come parlava, cosa diceva in onda e fuori. Nel tempo, il personaggio è diventato più grande del telecronista: risultato dell’evoluzione della globalità televisiva prima, radiofonica poi, social infine. Onde che Caressa ha cavalcato con e senza surf. E’ bello poter sparare fuori bersaglio quando a raccogliere le frecce poi ci vanno altri.

Il risultato, chiudo come ho aperto, è che (con grande gioia di Linus) si va avanti a parlarne da qualche giorno e che alla fine – con quelli come Fabio – si è d’accordo se ti è simpatico e non lo si è se non lo sopporti. Un po’ come fa lui. E’ un enorme, gigantesco bar dove quello che diciamo è condizionato sovente da quanto e cosa beviamo. Basta saperci ridere su, una volta sobri.

Un pensiero su “CHI BEVE DI PIU’ AL BAR CARESSA

  1. Marcello dice:

    Lo definirei il libro aperto del calcio. Peccato che lo diventa dopo una serata al bar, ergo tanto vino, poco sapere .onesto e libero !!!.
    Aggiungo, purtroppo, il pensiero fazioso e guidato di quel gruppetto di pseudo cronisti
    commentatori , che lo accompagna, quanta supponenza e arroganza ciarliera con poca vera verità!!! Dopo Lazio Milan hanno toccato il fondo …grazie serafini ogni commento condivisibile in pieno o meno ma una piacevole lettura calcistica

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