C’ERA UNA VOLTA LA FERRARI VELOCE, ADESSO LA FANNO “CORAGGIOSA”

Puntuale come l’Angelus papale arriva la celebrazione della Ferrari. Presentazione della nuova vettura, sogni, progetti, promesse, ullalà che macchina, dai che stavolta ci siamo davvero.

Abituati alle frasi di repertorio su alettoni, muso, aderenza, gomme, spunta dalla bocca di Binotto un aggettivo imprevisto e improbabile: “Coraggiosa”.

Ehssì, a pensarci bene, ci vuole coraggio a scendere in pista contro quelle maledette Mercedes e Red Bull, gli austrocrucchi stanno sempre lì davanti e da Maranello arriva la nuova sfida.

Ogni anno, da un po’ di anni, si procede con la propaganda pentole e carburatori ben illustrata su emittenti radiotelevisive e giornali di vario tipo, tutti pronti a lustrare la livrea per poi ghignare all’interno del box altrui, perché se Sanremo è Sanremo, Ferrari non è più Ferrari, ci hanno provato Montezemolo e Marchionne quindi Elkann, sotto il pistone niente, la vettura è bella davvero, ha provocato un Mamma mia dagli Abba di Maranello, al secolo Leclerc e Sainz, il rombo dei suoi cavalli fa immaginare cavalcate trionfali sui circuiti di ogni dove.

Basta non sbagliare il cambio gomme, basta non cannare l’uscita dal pit stop, basta evitare l’autocrash, dico lo scontro tra parenti in pista, e poi qualcosa di buono riuscirà, riusciremo a fare. Ferrari non è una squadra di football, non prevede curvaioli contro, il devi morire è severamente vietato, è il simbolo dell’Italia a motore, più del Frecciarossa o dell’Ita ex Alitalia.

Però l’aggettivo sfornato dallo svizzeroemiliano Binotto Mattia ci manda fuori giri, come accadde due anni fa, dopo un altro incidente da videogioco: “..dobbiamo capire le ragioni dei problemi perché possono riguardare una parte della vettura o la metodologia, o il progetto o il concetto..” poche idee e confuse, dunque.

Meglio cavarsela con un aggettivo a sorpresa. Come disse Totò, “Il coraggio ce l’ho. E’ la paura che mi frega”.

 

 

 

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