CAPODANNO ITALIANO COL MORTO

Ad Afragola c’è scappato il morto. Meglio: la morta. Proiettile vagante.

Un’altra signora ferita all’addome a Forcella. Una quarantina i feriti in città. Un’auto con tre persone sopra viene colpita da un petardo e va in fiamme.

A Firenze un 14enne rischia un occhio, a Catania un 11enne perde un dito. A Lecce i medici sono costretti ad amputare i genitali a un 22enne per lo scoppio di un petardo tra le gambe. A Grossetto un 15enne ci rimette una mano.  A Milano una guerra. Totale nazionale dei feriti: 274 (più 52 per cento sull’anno prima).

I Vigili del Fuoco corrono a destra e sinistra, in tutti gli angoli della nazione, per metterci una pezza. Sì, nella notte di Capodanno l’Italia è finalmente e tenacemente unita, senza distinzioni. Unita nell’idiozia dei botti.

Anche questo è un nostro rito di Capodanno, soprattutto lo sono i morti e i feriti. Ogni anno la stessa fulgida tradizione da paese barbaro, incivile, ignorante. Inutile fare la solita morale, perchè se la raccontano quelli che non c’entrano niente e non tocca neanche di striscio i mentecatti del candelotto: sarebbe la morale infantile che dice va bene fare festa, giusto fare festa, ma c’è un limite.

Ultimamente l’indignazione sta virando – anche questa – sull’animalismo, poveri cani, vanno in delirio, dovremmo rispettarli e piantarla con questo baccano. Non fa una grinza, bisogna rispettare i cani, ma prima di tutto bisogna rispettare i cristiani e il primo motivo per finirla è evitare questo bilancio post-bellico, perchè se anche solo un ragazzino rischia un solo dito siamo già oltre ogni limite sopportabile. Figuriamoci davanti a morti e mutilati.

Eppure. Eppure rieccoci qui a cominciare un altro anno allo stesso modo. La sinistra contabilità parla di peggioramento rispetto all’anno scorso. Bene così. Niente di nuovo sul fronte occidentale, orientale, settentrionale e meridionale. Scenari in simil-guerra, doppiamente vergognosi perchè di questi tempi ne avremmo già abbastanza di quelli reali.

Dicono che a costo di essere ripetitivi non bisogna mai stancarsi di ripetere queste denunce, ogni volta come fosse la prima. E va bene. Timbriamo il cartellino anche stavolta. Obliteriamo la nostra indignazione e ripartiamo verso il prossimo Capodanno. Fino a quando dalla sanguinosa routine sbucherà la vera notizia: un Capodanno italiano senza il morto.

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