CACCIARE MIHAJLOVIC NON E’ UNA CRUDELTA’, E’ UNA FESSERIA

Cosa sia sbarcata a fare, la famiglia Saputo, a Bologna, è un mistero di cui non avremo soluzione. Papà Lino, partito da Montelepre ed emigrato a Montreal, ha fondato l’impero dei formaggi “Saputo inc.” (patrimonio da 7 miliardi di dollari), diventando il capo della terza famiglia più ricca del Quebec e tra le 300 più ricche del mondo (fonte Forbes, 2020). Amante del calcio e fondatore degli Impact, 8 anni fa ha spedito il figlio Joey (presidente del Montreal FC) in Italia – in compagnIa dell’avvocato Joe Tacopina, il grande regista delle acquisizioni americane del Venezia, del Bologna appunto e ora della Spal – per comprare il club rossoblù.

I sogni di grandezza dei tifosi emiliani sono naufragati presto. Campagne acquisti striminzite, squadretta da medio-bassa classifica, un vivacchiare anonimo in galleggiamento costante nella parte destra della classifica. Nessun progetto, nessuna ambizione, nessun traguardo prefissato. Con l’allenatore Sinisa Mihajlovic, per lo meno, era assicurata una dignità nelle prestazioni e nell’atteggiamento, cosicché i tifosi allo stadio ci vanno numerosi e con entusiasmo. Sinisa era arrivato poco più di tre anni fa, collezionando un tredicesimo posto e due dodicesimi, perfettamente in linea con la mediocrità della gestione societaria e con le piatte aspirazioni di Saputo, al quale di andare nelle Coppe o saltare anche solo una settimana nella colonna di sinistra della classifica, non gliene può fregà de meno, you know?

Oggi il Bologna è 16° con 3 punti (3 pareggi e 2 sconfitte in 5 giornate), appena al di sotto del modesto standard abituale cui Saputo ha abituato tutti. Il suo allenatore lotta da tempo contro un male tremendo ed è per questo il beniamino di tutta l’Italia sportiva, grazie alla tenacia che manifesta nel combattere e al coraggio di mostrarsi per quello che è, magro e sofferto, con un berrettino di lana in testa anche in queste settimane di sole cocente, con la pungente favella di sempre.

Joey Saputo lo ha cacciato via, Mihajlovic, con due paroline di dubbio gusto che in genere si dedicano ai defunti (“Resterà sempre e comunque con noi”) e quindi nemmeno possono definirsi di circostanza.

Da un lato, cinicamente non ci sarebbe nulla da eccepire: i malati come lo è Sinisa rivendicano spesso il desiderio di essere trattati alla stregua dei sani, dignitosamente, anche perché la buonuscita è adeguata e garantita.

Umanamente, viene di conseguenza: tra palloni e caciotte, queste ultime il vero core-business del padrone, può diventare difficile distinguere.

Questo è il mestiere che ha scelto Mihajilovic, fatto di soddisfazioni ma anche di esoneri e traslochi continui. Lo sa e ne prenderà atto anche questa volta.

Quello che non hanno scelto né la Bologna calcistica né la serie A, è il “billionaire” che torna con la sua fortuna illimitata solo per portare al guinzaglio un club storico e glorioso, rigorosamente attento a non uscire dal cortile di casa nemmeno per portarlo ai giardinetti, figurarsi un parco o una distesa in collina.

Un cane di norma si prende per la compagnia, poi lo si porta in giro per i bisogni, ma in che modo interessa a un miliardario canadese una squadra di calcio dall’altra parte dell’Oceano, in quel Paese che una volta era casa sua…?

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