BUFFON SE NE VA, SPERANDO NON SIA L’UNICO

di TONY DAMASCELLI – Un po’ come Veltroni. Gigi Buffon annuncia il ritiro. Forse.

Esce rinculando, facendo finta di entrare, chiude la sua carriera alla Juventus, come già era accaduto prima di partire per Parigi. Stavolta, però, è vero, frase che mi fa tornare alla mente il vecchio “Sport Sud”, foglio sportivo napoletano che a metà degli anni Sessanta titolò:”Sivori al Napoli”. Enrique Omar Sivori restò alla Juventus. L’estate successiva, nuovo titolo: ”Sivori al Napoli”, idem come sopra, El Cabezòn ancora bianconero. Al terzo anno, Gian Maria Reif, direttore di “Sport Sud”, esultò: “Sivori al Napoli. Stavolta è VERO!”.

Arieccoci con Gigi Buffon che prepara la valigia e trasloca, forse altrove, forse a casa propria, insomma la sua carriera è stata bellissima, piena di cose, ha vinto il possibile, fatta eccezione per la Coppa dei campioni, da lui e dalla squadra sua inseguita vanamente.

L’annuncio arriva nel momento più infelice per la Juventus, classifica affannata e affannosa, bilancio finanziario da esaurimento nervoso oltre che contabile, vicende varie e fastidiose che la vedono sempre e comunque come l’orso del tiro a segno al luna park.

Buffon ha infine capito come l’aria sia cambiata, come il famoso ciclo si sia esaurito, uno del trio difensivo già si era chiamato fuori, Barzagli, un altro, Chiellini, sta preparando il commiato, quindi Bonucci che a forza di invitare il pubblico a sciacquarsi la bocca dopo un suo gol è rimasto sdentato.

Capita nelle migliori famiglie, arriva il tempo dei saluti, tra lacrime e nostalgie. Non è il caso di commuoversi più di tanto, lor signori possono godersi non la pensione ma un hotel a cinque stelle lusso, Buffon ha incontrato qualche sofferenza per investimenti economici non ideali ma non può lamentarsi.

La sua storia di portiere è leggendaria, per numero di presenze, per ricordi grandiosi già con il Parma, poi con la Juventus e soprattutto con la nazionale campione del mondo.

La resa è un segnale che riguarda lui e tutto il gruppo bianconero, è un messaggio non soltanto ai compagni di squadra ma anche ai dirigenti, dopo undici anni si può anche alzare la mano e cedere il posto o la poltrona.

Incomincia lui, da capitano, e non abbandona affatto la nave. Ci sono altri Schettino che devono comprendere il momento, la Juventus andrà avanti comunque.

L’ultima uscita di Buffon è degna della sua storia, che è stata nel complesso corretta, passata dal boia chi molla degli anni ruggenti a Parma, ai toni filosofeggianti della maturità, anche un po’ buffi, qualche volta pure sgradevoli come quella notte del bidone della spazzatura al posto del cuore.

Resta un’immagine comunque bella, una figurina da collezionisti nell’album di un calcio che è cambiato, ma che in fondo ci ha regalato un campione: Gianluigi Buffon, un bambino di quarantatré anni.

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