BEATO IL POPOLO CHE NON HA BISOGNO DI MIRACOLI

di CRISTIANO GATTI – Coreografia e inviti da festa nazionale. Presidente della repubblica e cardinali, politici d’alto bordo e di bassa periferia, televisioni e giornali da mezzo mondo. E tanto popolo festante, tanto popolo. Nell’attesa della solenne cerimonia, come il varo giù al porto della nave più bella, da giorni gente che scatta selfie con lo sfondo giusto e gente che usa il binocolo dai terrazzamenti sulle alture, come una volta dal pino marittimo sul Golfo di Napoli.

Niente da dire: l’inaugurazione del nuovo ponte di Genova, già Morandi, copyright Renzo Piano, è l’evento dell’anno. La chiamano senza badare a spese giornata del riscatto. Di Genova, prima di tutto, ma in definitiva di tutta una nazione. Enfasi patriottica che va via come il pane. Il nuovo Morandi è a pieno titolo il ponte del nuovo miracolo italiano. Il Ponte del Miracolo.

Può darsi che io abbia la stoffa del guastafeste. Non lo so, non posso escluderlo. E’ anche una cosa abbastanza imbarazzante. Però non riesco a fingere di con-dividere una giornata tanto gaia, come pare debba essere a tutti i costi. E’ proprio la cornice, il fiocco sul pacco, che mi rende mezzo mesto: questa idea che l’Italia festeggi un ponte come un miracolo, ecco, è questo a inquietarmi sul serio.

Beato il popolo che non ha bisogno di eroi, disse una volta in modo geniale il vecchio Brecht. Si torna sempre lì. Anche per il ponte ricostruito. Rubandogli le parole di bocca, senza profanarlo fino in fondo, oggi dovremmo dire beato il popolo che non ha bisogno di miracoli.

Proprio così. A me piacerebbe tanto che oggi sfilasse il sindaco con la fascia tricolore, forbici in mano, per il tranquillo e tradizionale taglio del nastro. Due parole, una fanfara, bimbi con le bandierine, qualche foto ricordo. Un momento festoso di vera normalità: come quando si apre un asilo, un ospedale, un tunnel.

Mi piacerebbe davvero vivere in un Paese che non mette in piedi per giorni e giorni l’ansiogeno teatro della rappresentazione eccezionale, celebrando un avvenimento epocale. Mi piacerebbe che in Italia costruire un ponte in tempi rapidi, molto sicuro, senza megalomanie da archistar, senza buste sgraffignate da assessori e geometri, fosse la regola, non l’eccezione storica.

Invece. Invece sappiamo che non è così. Non sappiamo se e quando sarà così. Ed è questo a rendermi un po’ rosicone, senza paura di confessarlo.

Viva il Ponte del Miracolo, comunque. Viva Genova e la festa di Genova. Viva pure l’Italia, non stiamo tirati sui viva. Però faremmo bene a non dimenticare che questa cosiddetta “giornata del riscatto” è e resta essenzialmente la giornata del pentimento e della vergogna. La verità è sempre lì che ci guarda, imperturbabile, anche se a noi piace voltarci dall’altra parte: per arrivare a un ponte così, al miracolo di un ponte così, questo Paese ha dovuto ammazzare 43 figli suoi. Certo stiamo cercando i responsabili singoli, con nomi e cognomi, certo sappiamo che la società Autostrade ha colpe pesanti: ma questo non toglie che sia l’intero sistema nostro a doversi pentire e vergognare, perchè è l’intero sistema che permette alla singola azienda di non mettere mai mano alla cazzuola per sistemare le infrastrutture.

Questo ho bisogno di dire, oggi, in mezzo alla festa. Perchè ci conosciamo tutti benissimo, come genere di popolo. Se è soltanto una retorica giornata del riscatto, non una vera e sentita giornata della vergogna, da domani riprenderemo come prima, come sempre, imperturbabili. Fatalmente, torneremo di corsa a essere il dannato Paese che ha bisogno di eroi. E di miracoli.

 

 

3 pensieri su “BEATO IL POPOLO CHE NON HA BISOGNO DI MIRACOLI

  1. Minorini Vincenzo dice:

    Anche perché, quelli che oggi apriranno ” le danze” con festeggiamenti trionfali per aver saputo compiere questo “miracolo” sono gli stessi IPOCRITI che, il ponte precedente (Morandi) non lo hanno saputo manutenere lasciando che si sbriciolasse, ahimè, sotto gli occhi di tutti..!!

  2. Filomena dice:

    Come non essere d’accordo.
    Sicuramente una sana manutenzioni al vecchio ponte Morandi non avrebbe prodotto festeggiamenti e miracoli, nessuno lo notava, non faceva notizia, ma non si ergeva su 44 vittime.
    Sì perchè nessuno menziona l’ambiente che deve sopportare lo smaltimento di tutto il materiale della precedente opera.

  3. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr. dott. Cristiano GATTI,
    La mia riflessione è intempestiva.
    La grancassa ha già suonato , con accenni vari ai sacrifici (per primo , quello delle vittime dell’incuria di una struttura che NON avrebbe dovuto MAI crollarti sotto !) , alla giustizia dopo accertamenti rigorosi (della serie…crediamo pure alle favole) , all’operato di quell’Italia che fa anziché parlare (da che pulpito…) , a tant’altro di condivisibile ed al contempo criticabile.
    Va bene così : siamo o non siamo il Paese dove non tutto è come appare ? Dunque…adeguiamoci, senza stare a farla troppo lunga.
    La benemerita opera , ideata e benevolmente donata all’Italia tutta da un’archistar che di Genova è tra i figli prediletti , non può nè deve lasciare indifferenti . In qualche modo , rimargina una ferita , almeno quella strutturale se non quella umana.
    Poi , preferisco tacere su chi ha fatto di un PONTE , per quanto grandioso , un’autocelebrazione : rammento le altrettanto benemerite ed importanti TESTE DI PONTE , che soprattutto in periodi “particolari” ricoprivano ruoli determinanti e sovente risolutivi per successivi esiti operativi.
    Nella circostanza genovese ho la sgradevole sensazione che alla “..solenne cerimonia..” abbiano presenziato anche TESTE che non erano “di Ponte”.
    Potendo confondermi , ometto di svelarne la personale considerazione .
    Cordialmente.
    FIORENZO ALESSI

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