di JOHNNY RONCALLI – A un certo punto, quando le cose sembrano andare un po’ meglio, quando l’emergenza allenta la presa, ci incontriamo di nuovo. Ci incontriamo sotto casa, non al Centro dove di solito ci vediamo, e da lì partiamo. Qualche ora insieme per una passeggiata, qualche ora a volte prolungata fin oltre il pranzo, fatto di panini presi a morsi su un prato, sotto una pianta, tra il verde, qualche cicala e poco altro. Ma poco altro serve.
Credo di conoscere, almeno un po’, Massimo, la persona autistica con la quale passeggio. Credo…
Però siamo soli, attraversiamo luoghi ameni, favorevoli. Parliamo, non troppo, quando ci va e di quello che ci va. Già alla seconda uscita mi rendo conto che stiamo bene, più del solito.
Io certamente sto bene, anche Massimo però mostra grande serenità, nonostante le maschere e le accortezze.
Mi rendo conto che in queste ore siamo veramente ‘alla pari’. O qualcosa che ‘alla pari’ si avvicina comunque. Siamo due persone, due amici che fanno qualcosa di piacevole insieme, senza pretese ma anche senza finzione o aspettative.
Ma c’è qualcosa in più. Qualcosa che sulle prime mi sfugge e solo in seguito comprendo. Qualcosa di inebriante quando realizzo.
Comprendo che queste ore sono speciali perché siamo liberi.
Io, in qualche modo, mi sono spogliato dell’etichetta di educatore e mi sento libero da obblighi che non siano i reciproci promemoria delle accortezze necessarie, Massimo, in qualche modo, è a sua volta libero perché comprende che non sarà sottoposto alla seriale inondazione di indicazioni, divieti, richiami, avverte che non c’è subalternità.
Siamo come due amici in giro per il mondo. Siamo due amici in giro per il mondo. Alla pari. E alla fine mi rendo conto di provare un piacere e una gioia imprevedibili. Solo tempo dopo capisco il profondo motivo di tale ebbrezza.
La gioia a quel punto lascia spazio alla rabbia. Perché penso che Massimo, e le persone autistiche che conosco, dovrebbero avere più amici e meno educatori. In questo modo la loro vita sarebbe migliore senza fatica, senza artificio, senza gerarchie.
E penso che anche io sono migliore come amico che come educatore, libero, naturale, senza etichetta. Certo sono migliore come persona dopo tutto questo, e rievocare queste ore rende lucidi i miei occhi.
Penso che sarebbe così facile, che dovrebbe essere così facile e naturale.
Per qualche motivo, non lo è.