Siamo incredibili, un popolo incredibile. E incredibile è come ci appassioniamo, lama tra i denti, alle questioni importanti.
Non c’è trasmissione, giornale, bar, sala d’attesa in cui non imperversi il dibattito fondamentale in questi giorni: POS o non POS, soglia a sessanta euro, obbligo o non obbligo, il limite per il pagamento in contanti. Questo ci interessa più di tutto, ammettiamolo, e a quel paese tutto il resto.
Abbiamo una scuola disastrata che fa acqua da tutte le parti, un territorio disastrato dove l’acqua s’insinua ovunque, una sanità d’eccellenza solo sulla carta e con l’acqua alla gola per carenza di medici e infermieri, eppure noi riusciamo a scannarci e mostrare la nostra parte più animosa e polemica per il POS e il contante.
Questioni da dibattere, per carità, ma vien da chiedersi perché non mettere il medesimo vigore in questioni ben più rilevanti.
Oppure in questioni che riguardano principi e valori e dignità umana, la legge sul fine vita ad esempio, che attende paziente da sempre una risoluzione, un pensiero, al limite una opposizione ferma, ma almeno una decisione. Niente, a noi interessa il POS e il contante, il fine vita può aspettare, la fine arriva comunque prima o poi.
Niente, scuola, sanità, ambiente, fine vita e tutte le altre faccende che fanno di un uomo un uomo, niente, per quelle c’è sempre tempo, ci penserà il prossimo governo, ma il POS e il contante vuoi mettere?
Cambiano i governi, destri o sinistri, ma non cambiamo noi.
Una cosa dobbiamo ammetterla, siamo sempre e inevitabilmente riconoscibili, identitari quasi, maledettamente italiani sempre.