PRENDERSI LA LAUREA PER FARE GLI SPAZZINI, COMUNQUE NON UN BEL SEGNALE

A Napoli 200 persone hanno festeggiato, alla presenza del sindaco, l’assunzione in Asia, l’azienda che si occupa di raccolta di rifiuti urbani. Sono prevalentemente giovani, l’età media è 24 anni, tra essi 12 laureati, mentre 19 posseggono solo la licenza media, la gran parte in possesso di un diploma. Ciò significa che il 6% dei neoassunti svolgerà un lavoro per cui non è richiesta alcuna formazione specifica. Il desiderio di lavorare è sempre da rispettare e ciò vale per qualsiasi attività.

D’altro canto, la presenza di laureati tra i netturbini non è una novità ed è già avvenuta per altri concorsi analoghi in diverse città italiane. Inoltre, per il concorso nell’azienda napoletana per 500 assunzioni (altre 300 sono previste per la prossima primavera) erano state presentate ben 26.000 domande, di cui 1232 da laureati.

Sono dati che fanno riflettere. Evidentemente, il fascino del posto fisso, della sicurezza del lavoro pubblico, resta molto alto nel nostro Paese. Ma numeri così alti indicano che l’ingresso nel mondo del lavoro rimane problematico nel nostro Paese. Infatti, secondo alcune statistiche, in Italia ogni anno 32mila neolaureati nella migliore delle ipotesi entro i cinque anni dal conseguimento del titolo troveranno un lavoro sottopagato e che nulla ha a che fare con quanto studiato.

Certo, il dibattito sulla qualità dei nostri Atenei è aperto, così come è discusso il ruolo e la qualità formativa delle università telematiche, ma resta il dato sconsolante per cui troppi giovani studiano in modo approfondito alcune materie, ma andranno a lavorare in campi che non hanno nulla a che fare con ciò che hanno studiato. Tanti laureati finiscono per fare le guardie giurate, i bigliettai, i custodi. E, certamente, visti i numeri, non sono neppure i più sfortunati. In ogni caso, non può essere letto come un segnale rassicurante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *