BASTA CON QUESTI BAMBOCCIONI KILLER SUI SUV DI PAPINO

Non ha avuto nemmeno il tempo di capire, Simona Cardone, le hanno tolto anche il diritto di farsi una ragione della propria fine. Si dice che la morte migliore sia quella che ti coglie all’improvviso, quella che non ti fa soffrire e in un batter di ciglia ti porta via. Così però è davvero troppo.

Puoi essere triste, pensieroso, oppure sorridente, qualunque cosa, stai tornando a casa tua, e all’improvviso lo schianto. In un baleno la vita di Simona Cardone è finita. Mancava poco più di un chilometro per arrivare a casa, guidava la sua Lancia Y, ma qualcosa è andato storto. A Roma, sulla strada Laurentina, travolta da un ordigno a motore lanciato a tutta velocità, contromano, non ha avuto scampo.

Non un destino infausto, una tremenda fatalità, ma l’ennesimo superuomo ventenne, con amici al seguito, a bordo di un bolide che non dovrebbe poter guidare. Il solito Suv di papino, questi ventenni ruggenti sono di una banalità insuperabile. L’ennesimo superuomo che decide la sorte di donne, uomini, bambini. L’ennesimo omicidio non per fatalità, non colposo, bensì l’equivalente di una mitragliata alla cieca con la speranza, o forse senza nemmeno porsi il problema, che i proiettili non colpiscano nessuno.

A tutta velocità, contromano, su quel SUV che può muoversi anche con il pilota automatico, il moccioso superuomo di turno ha deciso che per Simona poteva bastare. Simona e la sua vita di tutti i giorni, i suoi amici, i suoi cani, i suoi gatti, le sue abitudini, i suoi progetti e i suoi sogni, che valore hanno?

Simona è vittima di un crimine atroce, perché messo in atto da una persona che non tiene in nessun conto gli altri. Perché messo in atto da una persona che non concede alcun valore alla vita altrui. E noi continuiamo a permettere a questi bambocci di avere potere di vita e di morte su di noi. Questi bambocci che si fanno ancora la pipì a letto ma possono guidare vere e proprie bombe a motore.

Ancora non sanno cosa significhi vivere, cosa voglia dire dare valore alla vita, cosa sia conquistarsi le cose un poco alla volta, ma noi gli permettiamo di sparare sulla folla, alla cieca, così per gioco.

Simona è vittima non di una casualità, non di una fatalità, è vittima di una cavità mentale, del ventenne assassino come della nostra, incapaci di dare valore a quel che conta e incapaci di dispensare con parsimonia e gradualità le cose. Siamo avari di valori almeno quanto siamo prodighi di materialità.

Tutte fregnacce naturalmente, anche il mio è l’ennesimo tentativo di dare forma e spiegazione all’ennesima tragedia. Quel che conta è che anche Simona se n’è andata, ma almeno nessuno dica che se n’è andata senza un motivo, senza un perché.

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