Si passa da Zazzaroni Ivan che è universale, direttore de “Il Corriere dello Sport”, conduttore a Radio DeeJay, opinionista di Tika Taka e altro che mi sfugge e tiene molto al look da batterista di una band dei favolosi anni Settanta, vanno segnalati Canino Fabio, opinionista e scrittore pure lui di cose differenti, Guillermo (Guscgermo, pronuncia sudamericana alla Buffa) Mariotto, stilista conosciuto e riconoscibile e Lucarelli Selvaggia che recita il ruolo della zanzara tigre o della devastatrice di apparati riproduttivi.
I quattro, escluso la lady di Glasgow, sono attori che si prendono un mondo sul serio ma a loro insaputa, forse, interpretano una farsa spettacolare. A loro confronto Il processo di Biscardi che fu, sarebbe una via di mezzo fra l’Approdo o il Convegno dei Cinque. Bistrati e acconciati come nei peggiori bar di Caracas, essi, i giurati, espongono palette con i voti, come ai bei tempi dello Zecchino d’oro ma anche delle gare dei tuffi dal trampolino. Spesso i giudizi non concordano fra loro, Mariotto, l’ultimo chiamato al voto, esita, indugia, sfoglia, poi alza il fatidico. Zazzaroni resta in piedi per accentuare la postura da Direttore, Canino è dolciastro nei commenti, Lucarelli ormai veste l’abito di quella da prendere a sberle, perché è bella ma str, perché è intelligente ma essendo reduce da frequentazioni bizzarre, Cruciani&Scanzi per dire al volo, riassume le stesse senza particolare fatica.
Il totale è che i balletti, anche vivaci ed eleganti, sono una nota a margine, un asterisco, rispetto al vociare dei quattro di cui sopra, ben pagati da Rai e gestiti dalla Carlucci grande professionista e che si addobba come la direttrice di un circo equestre. Gli ascolti viaggiano oltre i tre milioni, sono pochi per chi ha allestito il tutto e molti per chi al sabato ha deciso di eccitarsi con Ivan e la Selvaggia, titolo da film hard. Per fortuna ci restano il calcio d’angolo e la rimessa dal fondo.