ASILO INFLUENCER

Avete notato che la gente, da quando vive sui social, sta manifestando elevati tassi di infantilità? Una sindrome ingestibile e incurabile, giustificata magari nei giovani, allarmante negli adulti. Quest’ultimi sono i pazienti più colpiti da questa irrefrenabile dipendenza puerile.

È divertente connettersi su Facebook o su Instagram e vedere tizio calunniare Caio, Sempronio minacciare Tizio, Caio screditare Sempronio dopo aver pigiato sul magico e prezioso tasto “blocca”. Un’arma di cui spesso si abusa quando il nemico ha la meglio nello scontro verbale e non si riesce a controbattere.

Ma il vero divertimento è quando a rendersi protagonisti di queste battaglie all’ultimo clic sono i personaggi che godono di una discreta fama. Negli ultimi giorni, giusto per fare un esempio, si è materializzata un’accesa faida tra la sempre pacifica Selvaggia Lucarelli e il re della privacy Fedez. Un evento davvero insolito, singolare.

Lei sempre pronta ad innalzarsi su un piedistallo e sentenziare su tutto e tutti dall’alto della sua boria, eccedendo ormai per abitudine nell’uso della critica.

Lui sempre pronto a rendere pubblico ogni singolo giorno, che prevede tassativamente qualche ora da dedicare a battibecchi e querele.

La Lucarelli lo accusa di strumentalizzare e trasformare in un suo contenuto chiunque il web – con tanta, troppa superficialità – converta in vip. Fedez si difende tirando fuori aneddoti sulla Lucarelli che risalgono a diversi anni fa.

Il tutto per ottenere la ragione; non sia mai si esca sconfitti da questi palazzi di giustizia dove si possono mettere cuoricini e lasciare commenti. Ne va della propria reputazione.

E pensare che la Lucarelli veniva già da uno scontro social con il rapper Salmo. Lui la insulta storpiando il suo nome in “Sucarelli” per dei vecchi rancori. Lei tira fuori la classica intemerata sul sessismo che va sempre di moda. Salmo a quel punto replica, Selvaggia pretende l’ultima parola e conclude la conversazione pubblica con quella che può considerarsi la massima espressione infantile per eccellenza: “Impara. Ciao”. Mancava solo un “gne gne” o un “ho vinto io” e sembrava di stare alla scuola materna.

Eppure gli scaffali dei supermercati pullulano di camomille Bonomelli. Tra una Kinder Cereali e un lecca lecca, una camomilla può ritagliarsi il suo spazio per placare animi e bollori. Per caritá, tutto questo può anche risultare divertente dal punto di vista dell’intrattenimento. Ma a livello morale e sociale è tremendamente triste. È triste vedere trentenni e quarantenni prendersi a stracci in faccia in questa maniera. Neanche i ragazzini si prestano a tali sceneggiate, perché hanno capito che sfocerebbero nel ridicolo. È triste che dei personaggi pubblici sfruttino il loro lussuoso ruolo per portare avanti sporche ed inutili diatribe. Potrebbero utilizzare la loro notorietà sensibilizzando i fan a riflessioni concrete sul cambiamento climatico, sulla lotta allo sfruttamento sul lavoro, invitando alla cautela in vista del rialzo dei contagi. Invece trascorrono il loro tempo tra ripicche e scaramucce, tenendo d’occhio il loro indice Nasdaq sulla visibilità. E c’è pure chi li segue e li considera modelli da imitare. Musica per il loro egocentrismo da quattro soldi. Pietà.

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