ANCHE “LA REPUBBLICA” DEGLI AGNELLI HA BISOGNO DI UN NEMICO

Siamo circondati dai russi e dai nazisti. La lettura di “Repubblica” provoca ansie diurne e angosce notturne: la Meloni è una nazifascistina, Salvini respinge i clandestini ma clandestinamente flirta con Putin, Berlusconi poi ha rapporti stretti con il titolare del Cremlino. Roba brutta, non c’è giorno che gli inchiestisti del quotidiano già di De Benedetti e poi degli Agnelli-Elkann, non spari uno scoop sulla tragedia che potrebbe colpire gli italiani la notte del venticinque settembre. E allora bisogna preparare il tavolo e allertare la folla: le destre, come dice Bertinotti, possono riportare l’Italia nell’altro secolo. Per fortuna è intervenuto Letta, che dall’alto del suo cognome mette in allarme gli italiani, esige chiarimenti, chiede di conoscere tutti i particolari di cronaca. Sono bravissimi: ogni volta si dicono che alle prossime elezioni non commetteranno più l’errore di demonizzare l’avversario, di fare la propria corsa su idee e programmi, ma al pronti via vanno sempre in automatico sullo stesso registro, il nemico è fetente, addosso al perfido nemico. Poi ti credo che non esiste più la sinistra capace di vincere. Ancora siamo qui ad aspettare che dica una cosa di sinistra.

Frattanto, per la cronaca, nessuno scrive più, soprattutto il quotidiano di cui sopra, degli affari internazionali di D’Alema Massimo alla voce armi, forse perché l’ex lider massimo è nota a margine, asterisco della politica che fu, nonostante la carica di premier e di astuzia tipica alla marchese del Grillo.

Ma questi sono capricci faziosi e di parte, la preoccupazione sta altrove, il saluto romano, non Prodi, le svastiche e tutto l’armamentario che la Giorgia de Roma si porta appresso. E, con lei, i pericolosi milanisti Silvio e Matteo che tifano per Vladimir. Occhio a non ridere.

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