ALMENO LO SPORT MANDA AL DIAVOLO PUTIN

C’è qualcuno che storce il naso quando calciatori, piloti e molti altri sportivi si inginocchiano prima delle gare e addirittura alzano il pugno: “Black lives matter”, le vite dei neri contano.

Ma che ne sanno gli sportivi… Cosa manifestano, cosa dicono, cosa vogliono. Come vivessero in un altro mondo, anche se in effetti stanziano in un’altra dimensione.

Ora finalmente ci accorgiamo che “All lives matter”, tutte le vite contano, e in queste ore di paura, angoscia e profonda mestizia, ognuno di noi sente il bisogno di fare o condividere qualcosa. Lo sport è sceso in campo subito, senza paura, con gesti piccoli e grandi. Malinovskyi, attaccante ucraino dell’Atalanta, segna in coppa e scopre la maglietta “No war in Ukraine” (nella foto tratta dalla “Gazzetta del sud”), no alla guerra in Ucraina. Qualcosa di simile ha fatto Yaremchuk dopo il gol del 2-2 con cui il suo Benfica ha pareggiato con l’Ajax. Andry Shevchenko (CT ucraino fino a pochi mesi fa) twitta: “La guerra non è la risposta” e non smette di postare richieste di solidarietà al suo Paese, foto della bandiera nazionale gialloblù, messaggi di supplica per la pace e di terrore per la sua famiglia e i suoi amici. Il suo ex compagno Kakha Kaladze, sindaco di Tbilisi, capitale di quella Georgia che 14 anni fa si trovò nella stessa identica situazione in un conflitto con la Russia che durò solo 5 giorni, posta: “Al fianco dei fratelli ucraini: pace e vittoria per loro”. Sebastian Vettel, pilota di Formula 1 che guidò la Ferrari, annuncia che non parteciperà al GP di Russia (poco dopo è arrivata l’abolizione del Gp). L’Uefa ha prontamente cancellato la finale di questa edizione, fissata per fine maggio a San Pietroburgo, spostandola a Parigi. I Mondiali di pallavolo previsti a Mosca il prossimo settembre traslocheranno nelle prossime ore. Lo Schalke 04 ha tolto lo sponsor russo “Gazprom” dalle maglie e ora rinuncerà ai soldi dovuti. Le partite di serie A di questo turno inizieranno con 5′ di ritardo in segno di protesta contro la guerra. Paulo Fonseca, già allenatore della Roma e sposato con Katarina (ex responsabile della comunicazione dello Shaktar Donetz quando il tecnico sedeva sulla panchina di quel club) ha postato un video da Kiev dove risiede, in cui chiede solidarietà e supporto, imitato dalla moglie: “Dolore. Rabbia. Rabbia e dolore. Mio figlio e i bambini non meritano questa guerra”. Bloccati in un hotel della capitale, invece, l’attuale guida dello Shaktar, l’italiano Roberto De Zerbi, con il suo staff. Messaggi anche dai tennisti Rublev e Dolgopolov. Il capitano della Juventus, Giorgio Chiellini, ha detto: “Spero in un effetto domino, in cui la diplomazia riesca ancora a sanare una frattura così grave. Il mio pensiero e la mia solidarietà vanno alle vittime di questa guerra”. Mircea Lucescu, allenatore che lavorò a lungo anche in Italia, ora alla guida della Dinamo Kiev, ha detto: “Mi auguro che questa guerra iniziata da degli idioti, si fermi il prima possibile. Io sono rumeno, ma non me ne vado da qui: non sono un codardo”. L’allenatore del Bologna, Sinisa Mihajlovic, ha interrotto la conferenza stampa di vigilia della partita contro la Salernitana, dopo un lungo monologo: “Io so cos’è la guerra, l’ho vissuta”.

Il gesto più eclatante forse arriva dall’attaccante della Dinamo Mosca e della Nazionale russa, Feder Smolov, che si oppone a Putin schierandosi apertamente: “No alla guerra”.

Piccoli gesti in giorni di grande terrore, lo sport sta rispondendo come può e dove può.

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