MA GLI INTELLETTUALI RUSSI SONO TROPPO SILENZIOSI CON IL DESPOTA

Va bene Aleksandrovich Ponomaryov, attivista politico russo che lancia una petizione contro la guerra su “change.org”. Va bene Elena Kovalskaya, direttrice del Centro culturale e teatrale Vsevolod Meyerhold di Mosca, che si dimette per protesta: “E’h impossibile lavorare per un assassino e riscuotere uno stipendio da lui” ha scritto, riferendosi a Putin. Va bene la protesta di Sofya Rusova, co-presidente del sindacato dei giornalisti russi.

Va bene anche la lista di fine gennaio di intellettuali, attivisti, insegnanti, artisti, professionisti, la lista intitolata «Purché non ci sia una guerra», sottoscritta da “patrioti russi” contrari al partito della guerra. E va bene la protesta di qualche sparuto cittadino prontamente braccato e ridotto al silenzio.

Va bene, ma non basta. Dal ventre della bestia deve alzarsi ben altro dissenso. Dove sono le stentoree dichiarazioni di intellettuali e artisti di grido? La Russia ha una storia zeppa di grandi dissidenti, Sacharov, Orlov, Medvedev, Pasternak, Solženicyn, per citare solo i più famosi. Dove sono ora i loro eredi contemporanei? Serve, non ora più che mai, ma come in occasione di ogni altra opprimente tempesta, la loro voce decisa, forte, planetaria. Serve che da dentro si levi la voce della disapprovazione.

È la voce che è sempre più difficile ascoltare, quella che senza dubbio richiede il coraggio estremo. È la voce che mai abbiamo sentito in modo sufficientemente forte, ad esempio, in occasione degli atti di terrorismo da parte dell’integralismo islamico, la voce assordante degli islamici moderati che urlano che gli assassini non sono loro fratelli, non sono degni di pietà, né la loro né quella del loro Dio.

Serve la voce che sale dal ventre della Russia, la voce che proclami alla propria gente e al mondo intero l’assurdità di quello che sta accadendo. La voce di un dissenso che certifichi che Putin agisce in rappresentanza di sé stesso e non di un intero popolo.

Sempre che davvero vi sia un dissenso al quale dare voce.

 

 

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