ALLA STUPIDA GUERRA DEI BOTTI

Il retrogusto ammaliante dell’illegalità. L’attesa mozzafiato, l’adrenalina, lo “spettacolo pirotecnico”. Il rischio di iniziare il nuovo anno senza un occhio, senza un dito o l’udito, senza un braccio, magari senza vita. O di ferire, magari ammazzare qualcuno a caso, nei pressi o a lunga gittata.

Un thriller da vivere come protagonisti, finalmente. I botti di Capodanno regalano questa miscela esplosiva di emozioni, un gioco che a quanto pare vale la candela per accendere le micce. Oddio, regalano mica tanto: il mercato in Italia genera un movimento che supera abbondantemente i 100 milioni di euro, un terzo dei quali solo nel napoletano, dove pure il neo-sindaco Gaetano Manfredi ha vietato qualsiasi botto. E comunque nei paraggi, a Meta di Sorrento, è stato arrestato in queste ore un 73enne che deteneva 300 ordigni fuori legge. Così come tra i quartieri di Pianura e Soccavo sono state denunciate 3 persone e sequestrati 7 chili di fuochi pirotecnici. I carabinieri hanno trovato 3 batterie della categoria F3 (per i quali è necessario avere il porto d’armi) nell’automobile di un 48enne della zona, che è stato denunciato a piede libero. In via Adriano, nel Rione Traiano, sono stati denunciati per lo stesso reato un 20enne e un 19enne, che vendevano fuochi d’artificio al dettaglio su bancarelle abusive.

Sotto al Vesuvio, si sa, vivono passioni particolari per ogni cosa, ma Amsterdam e Milano – per citare due esempi non a caso – il 31 dicembre condividono lo stesso vizietto. Ho trascorso terrorizzato anni fa, nella capitale olandese, un ultimo dell’anno d’artificio: i ristoranti del quartiere di Dam si colpivano sparandosi uno contro l’altro, come da trincee opposte, con gli avventori più o meno divertiti e ubriachi. La città per un paio d’ore a cavallo della mezzanotte era tutto un bagliore, come sotto a un bombardamento, e vidi uscire dalle finestre di un ultimo piano fiamme che stavano devastando un loft.

Sotto casa mia, nel capoluogo lombardo, nel giardino di un ampio piazzale, hanno iniziato a sparare verso l’una di notte già qualche tempo prima di Natale, ripetendo il rito ogni sera: petardi rumorosi, nessun effetto scenico. Due chiamate a Vigili e Carabinieri non hanno risolto il problema, perché i teppistelli si sono dileguati non appena hanno adocchiato i lampeggianti sbucare dai viali adiacenti.

Un fiorente mercato nero, “probabilmente la criminalità organizzata” (lo dice il sindaco napoletano), il riciclaggio di denaro, accompagnano questo giro d’affari saldamente appoggiato sulle spalle dell’incoscienza di scugnizzi e padri di famiglia, zii, cugini e pure nonni, scapestrati di ogni risma: esprimono la loro sorta di pavida virilità ed effimero coraggio strafottendosene dei danni diretti e collaterali, delle conseguenze proprie e altrui. Nel coraggio una componente di incoscienza è sempre contemplata, quasi per definizione: qui però le percentuali si rovesciano e come per ogni overdose che si rispetti, il finale è già scritto.

Siamo sfiniti da pandemia e limitazioni, ristrettezze finanziarie e sociali, preoccupati e inquieti per un futuro che (sappiamo bene, ormai) non si risolverà con i buoni propositi della prima notte del nuovo anno. Brancoliamo in un buio politico, ideologico ed esistenziale che spaventerebbe – e spaventa infatti – qualsiasi eventuale vero eroe in procinto di accendersi. Nonostante questo, un mezzo originale cui non rinunciamo mai nel tentativo di illuminare la strada che ci aspetta, sono i fuochi d’artificio fatti in casa o comprati su bancarelle abusive. Buttiamo troppi soldi, molti organi e qualche vita in cambio di un lampo in questa lunghissima nuttata che ha da passà.

Che vuoi che gliene freghi se spaventano gli animali, quei neonati e quegli anziani che non si divertono affatto, chissenefrega se danneggiano i corpi e le cose. L’ardimento nel generare una coreografia bellica, la scarica emotiva del botto che dev’essere più lacerante e luminoso del vicino, l’espressione orgogliosa da colonnelli di strada, tutto questo viene sopra tutto. Anche se non hai da mangiare, quattro lire per i botti li hai raccattati per questi festeggiamenti irrinunciabili.
Domani è un altro giorno, domani è un altro anno. Voleranno via in un botto che qualcuno non potrà sentire o vedere o abbracciare, come tutti i Capodanni che verranno.

 

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