di CRISTIANO GATTI – Siamo al mare, o in montagna, o dove diavolo ci pare e abbiamo tutt’altro per la testa. Diciamo che siamo giustamente distratti, senza smuovere inutili sensi di colpa. Attorno alla nostra bolla, si susseguono conteggi – per niente rassicuranti – sui nuovi contagiati in giro per il mondo e sui nuovi deficientelli che proprio non capiscono il rischio delle loro ammucchiate, si susseguono le notizie di nuove disgrazie – jeep giù dai tornanti con i ragazzini dentro, famiglie sepolte dalle frane -, si susseguono domande e pochissime risposte sulla macabra vicenda della mamma sparita con il suo Gioele, senza che di Gioele si riesca a trovare neppure una traccia.
In tutto questo, non arriva una nuova notizia su Alex Zanardi. E a questo punto la vera notizia, sul suo conto, è proprio questa: nessuno sviluppo, nessuna novità, nessuna speranza. E più i giorni passano, più la questione di fa mesta e preoccupante. Alex è ancora lontano, assente, disperso. Proprio non torna. Non come abbiamo sperato.
Il rispetto e il silenzio che attorniano la famiglia rappresentano il lato consolante della storia: per una volta, a quanto pare, il luna park degli appostamenti televisivi e delle sceneggiate di piazza non si è installato da nessuna parte, con i suoi modi e la sua invadenza. Il rischio, in questo clima, è se mai di segno opposto: che senza rivelazioni, indiscrezioni, confidenze e spiate varie si diffonda lentamente l’oblìo. Che di Zanardi non si parli più, che a Zanardi non si pensi più. E che alla fine Zanardi esca dal radar del sentimento popolare, disperso nel vuoto pneumatico dell’indifferenza finale.
Alex, ovunque tu sia, comunque tu stia, devi sapere che non è così. Almeno, non è così per tutti. Un sacco di gente continua ad aspettarti, a chiedere di te, anche nel modo più banale, facendo quattro chiacchiere in famiglia, ma si sa qualcosa di Alex?
Inutile però girarci attorno, caro Alex: cominciamo a sentirti più lontano, a vederti più sfumato, a considerarti più spento. Questo sì. Piacerebbe a tutti accendere un giorno la radio e sentire che ti sei svegliato, che muovi i primi passi, che pronunci le prime parole. Ma fatalmente è un sogno che si fa sempre più impalpabile e indefinito. Facciamo sempre più fatica a crederlo, a sostenerlo, a viverlo. Si sta facendo strada a gomitate, immersa nel buio e nel vago, quella brutta racchia che è la rassegnazione.
Alex, prova a stupirci ancora. Provaci sempre. Noi, al di qua del confine, continuiamo a immaginarlo. In modo sempre più folle e temerario, contro ogni evidenza e ogni logica, ma resistendo alla tentazione di chiudere definitivamente l’ultima porta. Aspettare il ritorno di Schumacher è diventata un’abitudine di questi anni, stiamo imparando i tempi lunghi e la perseveranza cocciuta anche per te. Se riesci, se puoi, dacci tu una svegliata.
Povero Alex. Mi ero dimenticato di lui. Uomo corraggioso. Tante cose stanno succedendo nel mondo, che ha portato via i nostri pensieri di lui.