Anche se in tanti di noi nemmeno ne vogliono parlare, l’Italia è appesa al filo delle pagelle che le grandi agenzie del rating sono prossime a emettere, con il serio rischio stavolta di vederci bollati come “junk”, cioè spazzatura, ciarpame, robaccia (vedi un qualsiasi vocabolario d’inglese). Tanti di noi si limitano a reagire istericamente a queste sentenze, rispolverando un patetico orgoglio patriottico e abbaiando alla luna, ribellandosi alla logica che questi signori del rating decidano sulla nostra economia, i nostri risparmi, la nostra vita. Possiamo abbaiare quanto ci pare, ma niente cambia le regole del gioco: tutto il mondo si appoggia a questi giudizi prima di avere a che fare con le singole economie, mai come adesso con l’Italia, nota in giro come la nazione del debito incurabile.
Nell’attesa di queste mannaie (da qui a novembre avremo i nuovi voti), nel polverone atomico delle guerre a un tiro di fionda, noi ci trastulliamo con questioni vitali e assolute come le rivelazioni di Corona e ora la rottura in casa Meloni, con la premier che si prende la briga di mettere in piazza gli affari suoi, utilizzando i social per mettere sul pianerottolo le valigie dell’ipertricologico compagno Giambruno, nuovo gallo cedrone del costume italiano.
Diamine. Avevamo appena risolto a modo nostro l’epocale emergenza-sbarchi non parlandone più (qualcuno ha più notizie da Lampedusa?), nemmeno avevamo cominciato a calare impercettibilmente il volume sul mondo Corona, che già è un fracasso delirante sul divorzio dell’ anno (anche se tecnicamente divorzio non è, perchè gli integralisti della famiglia tradizionale non ne hanno mai una),
E’ il nostro destino di popolo allegro e spensierato. La nostra profondità non va oltre un generico ottimismo di maniera, e chi prova a preoccuparsi è subito rinchiuso nel lager dei matti e dei gufi. Mettiamoci comodi, per un altro mese sappiamo di che parlare. Le guerre, i letali giudizi delle agenzie di rating? Via, abbiamo altro da fare. Abbiamo altro per la testa. Siamo italiani, andrà tutto bene, ne usciremo migliori. Enjoy.
Intanto possiamo contare già su una grossa consolazione: le famigerate agenzie di rating non giudicano l’Italia in base a come la premier si sceglie i mariti.