AFFIDAMENTO DEI FIGLI: LE DONNE NON SONO SANTE

di ALBERTO VITO (sociologo e psicologo) – In Italia esiste un acceso dibattito tra magistrati, avvocati, psicologi e, ovviamente, famiglie coinvolte, sul tema dell’affidamento dei figli nei casi di separazioni altamente conflittuali. E’ un argomento che suscita toni molto duri anche tra gli addetti ai lavori.

Il tema della discordia è l’esistenza o meno della P.A.S., ovvero la Sindrome di alienazione parentale, consistente in una manipolazione psicologica da parte di un genitore (in genere la madre) che spinge il figlio a rifiutare di incontrare l’altro genitore (in genere il padre) e la sua famiglia.

Si tratta di una questione molto seria e importante, ma spesso posizioni ideologiche ed estremistiche hanno reso il dibattito fuorviante. Secondo alcune psicoterapeute, infatti, la P.A.S. semplicemente non esiste ed è solo un tentativo mascherato di attaccare le donne. Questo modo di vedere le cose, sostenendo di fatto la separazione tra uomini e donne, peggiora ulteriormente le cose.

La mia opinione è che, a prescindere dalle definizioni nosografiche, le inadeguatezze genitoriali esistono, in alcuni casi sono molto gravi e possono riguardare sia le madre che i padri. Ovviamente non si discute che vi siano un’infinità di ottime madri e ottimi padri, anche tra i genitori separati. Ma nei casi più gravi, dietro le conflittualità più accese, si nasconde un vero disturbo di personalità.

Nelle posizioni più estreme, al contrario, c’è chi afferma che invocare la manipolazione genitoriale è solo un altro modo per attaccare le donne.

Ora, è inoppugnabile che gran quantità di omicidi familiari avviene da parte di uomini che ammazzano le mogli o le fidanzate. Questa non è una posizione femminista, è purtroppo una tragica realtà. E si tratta, come è ovvio, di reati gravissimi e odiosi da condannare senza appello.

Ma è altrettanto vero che sono molti di più i padri che non riescono a vedere i figli, piuttosto che il contrario. Senz’altro, nell’uno e nell’altro caso, esistono delle eccezioni, ma questa è la realtà oggettiva. Semplificando molto, si può dire che di fronte alla frustrazione per la fine del proprio matrimonio, vi è una modalità più “maschile”, con il passaggio all’atto violento, brutale e spesso impulsivo, ed una modalità più “psicologica”, di ferire l’altro, attaccandolo nelle funzioni genitoriali. Quest’ultima è statisticamente adottata più spesso dalle donne, anche in considerazione del rapporto privilegiato con il figlio.

Questa è, secondo me, la verità. Nei casi più gravi, sia di violenza fisica che psicologica, vi è un latente disturbo di personalità che si rivela con la decisione del/la partner di porre fine alla relazione, laddove vi è incapacità a sopportarne la frustrazione. Eppure su questo tema si dibatte molto. E, alcuni, ogni volta che si parla di Sindrome da alienazione parentale, invocano addirittura la Convenzione di Istanbul e parlano di attacco alle donne. Che sarebbe come dire che la follia non possa riguardare le donne. E invece, no. L’intelligenza, ma anche la stupidità, l’ignoranza, la saggezza, la maturità o l’egoismo non appartengono ad un genere. Altra cosa è dire che ciascuna prerogativa di queste si può declinare in infiniti modi.

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