L’ULTIMO DELIRIO: ABOLITI I CLASSICI, TROPPO BIANCHI

di JOHNNY RONCALLI – Toni Morrison si starà rivoltando nella tomba, voglio crederlo, non può che essere così. Toni Morrison, il primo premio Nobel afroamericano per la letteratura, nel 1993, autrice del sublime “Amatissima” e di tanti altri grandi romanzi, me la immagino inorridita, voglio immaginarla così.

Toni Morrison ha condotto studi umanistici, conseguito la laurea e poi insegnato presso la Howard University, università americana aperta a tutti, senza distinzione di fede, sesso e razza e fin dagli inizi, fin dalla fondazione, nel 1867.

Ora, l’università che ha come motto VERITAS ET UTILITAS, in latino, conviene non trascurare la cosa, decide di chiudere il dipartimento dedicato ai classici. Facendola breve e snella, laddove in realtà è lunga e spessa, chiude il dipartimento perché i classici, greci e latini, sono tutti bianchi e minacciosi, incombe la loro silente minaccia nei confronti dell’uomo nero, delle minoranze etniche, minaccia di ribadire la supremazia dell’uomo bianco.

Così, più oscurantisti e razzisti dei razzisti stessi, i nuovi intellettuali radicali americani, in rappresentanza della loro controcultura, nel senso che sono contrari alla cultura, tracciano la linea da seguire, dimenticando la VERITAS in favore dell’UTILITAS, ma dimenticando anche il valore morale dell’accezione latina.

Grazie ai loro manifesti, le minoranze etniche che vorrebbero proteggere ed emancipare vengono invece restituite come etnie minorate: un uomo, una donna, uno studente nero non viene considerato capace di leggere Omero, Socrate, Seneca, Cicerone e di godere dei messaggi universali contenuti nelle loro opere. Un nero deve innanzitutto sapere che quel branco di debosciati greci e latini era composto da suprematisti bianchi e in quanto tali vanno additati, oscurati e in fine cancellati.

Quale artificio porti a questa filosofia appare chiaro e lampante, la riscrittura a posteriori della storia a proprio favore e consumo, ma la storia si fa scrivendo nuovi capitoli, non cancellando quelli passati e tantomeno reinterpretandoli a piacimento.

«La Howard University ha deciso di chiudere il Dipartimento dei Classici come parte dei suoi sforzi di prioritarizzazione e sta attualmente negoziando con la facoltà e con altre unità del college su come meglio riposizionare e riutilizzare i nostri programmi e il personale. Queste discussioni si sono svolte in un clima cordiale, e la facoltà rimane fiduciosa che il dipartimento possa essere mantenuto intatto a un certo livello, con la sua facoltà e i suoi programmi».

Questa la maschera, l’ennesima coda di un processo che dall’iconoclastia degli ultimi anni – la distruzione e la rimozione di immagini e sculture di personaggi ritenuti storicamente colpevoli -, porta alla arbitraria rilettura e alla censura di qualsiasi opera faccia comodo all’ortodossia politicamente corretta.

Eminenti critici ci spiegheranno che i classici greci e latini hanno ispirato molti protagonisti della lotta per diritti della comunità nera, ma a chi importa, e di fronte alla folle forzatura dei nuovi intellettuali radicali, vale la pena argomentare in modo razionale?

Anche Martin Luther King è acqua passata, pronta ad essere spazzata via, ancora un po’ di pazienza e anche lui, mammoletta che leggeva Omero e Cicerone, verrà messo al bando e cancellato perché connivente, alleato del bianco suprematista.

Più che nero, par di scorgere fumo all’orizzonte.

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