ADESSO PERO’ FINIAMOLA DI DIRE CHE SINNER E’ BRAVO MA NON VINCE MAI

C’è chi non ha ancora chiara la differenza che passa tra un damerino e un cowboy, tra una criceto e una tigre, un guerriero e un fantoccio. Tra il ragazzino e il maturo professionista. Quindi questo “chi”, questi chi da bar e da tastiera, si accaniscono senza capire, senza sapere: il famoso “partito preso” per cui si giudica, si prendono o non si prendono le parti di qualcuno non per il suo valore, ma per la simpatia che ispira. O non ispira affatto.

Jannick Sinner non è amato da una (bella) fetta di esperti tennisti da divano. Guardate che non c’è niente di inedito in questa storia: stavano sulle scatole a tanti Mc Enroe, Lendl, persino Panatta a chi non ama i belli vincenti, così come in tempi recenti Monfils, Fognini, non parliamo poi di Murray e Wawrinka.

È questione di tratti somatici e di atteggiamenti. Io non mi ergo al di sopra: c’è tanta gente che mi è odiosa, per cui finisco a mia volta col disconoscerne meriti e virtù. Siamo uomini deboli. Qual è la differenza tra noi e loro? Che noi gli sparliamo alle spalle o gli rinfacciamo di fronte coi nostri articoli e i nostri post, loro vanno in campo e vincono.

Non è parso vero agli anti-Sinner scagliarsi contro la sua rinuncia a partecipare alla Coppa Davis, ormai degradata a livello di Conference calcistica ma – per nostalgici e conservatori – ancora l’insalatiera più prestigiosa del mondo. Jannick era sfinito e claudicante, aveva appena vinto il suo primo ATP 1000 della carriera a Toronto (il più giovane italiano della storia a riuscire nell’impresa), è rimasto in zona negli USA per tornare a casa subito. Lui parlava dei suoi problemi fisici e della stanchezza con il CT (capitano) Volandri, insieme hanno deciso di lasciar perdere l’insalatiera, eppure l’intesa tra i due è stata oggetto di critiche aspre e discussioni infinite. Orchestrate persino dai quotidiani sportivi. Ormai diffuso e consolidato a dovere il nuovo luogo comune: bravo, sì, ma non vince niente. Non ha la statura.

Poi? Poi Sinner attraversa il pianeta, va a Pechino, sbriciola tutti, trova il n.2 al mondo Alcaraz in semifinale, sta male di stomaco, a momenti vomita, ma vince 7-6 6-1. E vola in finale con Medvedev.

Quindi? Quindi al bar, sui giornali, sui siti, sul web, sui social si chiacchiera, mentre in campo i fuoriclasse vincono. Sai che gliene frega se gli danno del damerino o del cowboy.

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