MA ZAPPARE LA TERRA NON E’ UN CASTIGO PER TEPPISTI

Braccia rubate all’agricoltura, una sentenza implacabile che resiste nel tempo. L’”Istituto Tecnico Rosa Luxemburg” di Bologna decide che gli studenti sconteranno le sanzioni disciplinari zappando la terra, nell’orto della scuola, ripulendo il terreno, piantando le verdure, innaffiandole.

Tutto molto bello, in armonia con la filosofia verde che illumina le menti e pone anima e corpo a contatto con la natura. L’Istituto bolognese promuove il progetto grazie al bando “Edugreen” del Ministero, una bella cosa presumo, ma perché gli studenti messi a zappare la terra debbano essere anche i monelli e i reprimendi non mi è chiarissimo. “Non c’è meglio del verde per riflettere su ciò che si è fatto”, dice la preside Alessandra Canepa, un bel pensiero, ma ad immedesimarsi nella mente dello studente chissà.

Non so se a sostegno o a contrasto del provvedimento, ma è pur vero che negli ultimi due anni le iscrizioni agli Istituti Agrari sono aumentate del 36%, non uno scherzo, per scelta tuttavia e non per condanna.

Non so dire quanti tra gli iscritti poi siano effettivamente disposti a zappare la terra – accade anche in altri ambiti che tra il diploma e la volontà di sporcarsi le mani corrano fiumi impetuosi, vedi il rapporto tra facoltà di Scienze dell’Educazione e disabili, ad esempio -, ma dedicarsi alla terra credo dovrebbe essere vissuto come un premio, come un privilegio, non certo l’effetto di un comportamento inappropriato e punibile.

Non escludo che qualcuno alla fine ne apprezzerà le virtù e nemmeno che perseveri nei comportamenti sanzionabili pur di stare in mezzo alle sterpaglie e poi in ginocchio a piantare le melanzane, ma in generale, senza nulla togliere alle buone intenzioni della Scuola, sarebbe ora di dire con voce forte e chiara che libri e zappe possono tranquillamente convivere, anzi dovrebbero, che gli uni non escludono gli altri e anzi la compresenza fa l’uomo vero, anche piuttosto figo, casomai servisse alle nuove generazioni.

E trattasi non di condanna o alternativa alla punizione che magari normalmente sarebbe il cartellino rosso, bensì di sorte benigna che un destino favorevole ci ha concesso.

Tutto questo senza bisogno di ricorrere alle fughe dalla città che qualche radical benestante ogni tanto ci propone come soluzione alternativa al logorio della metropoli e grazie tante. Tutti capaci e tutti mistici new age in mezzo alle vigne con i soldi nel fagotto.

Il vero privilegio sta nel prendersi cura della terra, nello sporcarsi le mani e poi conservare qualche energia per immergersi tra le pagine di un libro, e all’opposto, interrompere la lettura, infilare il segnalibro e con gli occhi raggianti incamminarsi verso il campo e piantare patate, con fatica, con sudore, per scelta o necessità, ma in saccoccia tutto quel che serve, o quasi.

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