Ci siamo quasi perché le ultime esibizioni palabratiche (così scriveva Brera) del succitato Adani Daniele sono come le apparizioni della Madonna, lui si presenta in varie forme, accucciato in una poltrona rococò, alla guida di una motocicletta, mentre gioca al calciobalilla, mentre va di padel, comunque sempre da profeta, anche per l’ondame dei lunghi capelli neri e la barba da predicatore attorno ad occhi piccoli, vispi come quelli di un furetto.
Per ultimo si è presentato dinanzi alla Questura costituendosi e chiedendo giustizia. Lo ha fatto togliendosi il casco del motociclo, per farsi riconoscere, presumo, non era nemmeno necessario, è come il confetto contro la stitichezza, basta la parola. Ce l’ha con Allegri, ci sta, ama Guardiola, ci sta, adora Messi e tutto quello che viene dalla terra argentina, comprese certe espressioni sguaiate con le quali pensa di dimostrare di conoscere l’idioma e il parlar comune della pampa. Però dice che la stampa sportiva è servile, non fa nomi, nemmeno cognomi, però partecipa, con contratto sontuoso, ai programmi Rai, anzi è l’opinionista della nazionale di Spalletti, è la voce critica della Domenica Sportiva, ma ha pure un canale televisivo, social tutto suo, dopo essere stato esonerato, insieme con Cassano e Ventola, dalla Bobo Tv, di proprietà di Christian Vieri.
Nel nome di Padre Tempo, un’immagine che lo avvolge nelle sue affabulazioni, prosegue il suo apostolato contro il regime dei servi, di coloro che non dicono mai la verità: anche perché non la trovano più, essendo di totale proprietà esclusiva dell’Adani Daniele medesimo.