Non so se sia solo una mia stranezza o meno, non so quanto questa posizione sia diffusa, fatto sta che, quando vado a teatro, il momento più bello per me è sempre quando finisce lo spettacolo.
Non sto dicendo che godo per la liberazione da una recita noiosa e interminabile. E’ pure successo qualche volta, per me che sono un profano e magari non colgo tutte le sfumature di un lavoro: ma non si tratta di questo.
Quello che davvero mi piace, fino a farmi emozionare, è il momento in cui gli attori si inchinano, raccolgono gli applausi e ringraziano il pubblico. Confesso che, nel corso del tempo, mi capita di commuovermi proprio nell’osservare la loro gioia nel ricevere il tributo degli spettatori. La loro emozione è qualcosa di travolgente e, per un particolare meccanismo, gioisco per la gioia di perfetti sconosciuti. E’ un momento rituale e catartico.
Sono diventato quasi un esperto e riconosco il modo dei diversi attori di ringraziare. Gaber, ad esempio, nel ringraziare faceva dei saltelli e lanciava qualche urlo, liberandosi della tensione accumulata. Altri portano le mani al cuore, c’è chi si inchina o chi enfatizza la dimensione del gruppo, stringendosi coralmente. Riesco ad intuire in quei brevi istanti, o almeno così credo, qualcosa delle relazioni personali tra gli interpreti. Alcuni applaudono a loro volta il pubblico, una componente pure essenziale del rituale della recita.
Insomma, pur andando molto più spesso al cinema piuttosto che a teatro, riconosco che il contatto diretto con gli attori, per me in quel particolare momento finale, ti dona un’emozione impagabile. Per me, e non so quanto avvenga anche per altri, la magia del teatro è in quel momento preciso, dove avverto partecipazione e condivisione.
Comunque, per essere leggeri, concludo con un tributo al cinema: avete trovato i titoli dei film che sono nascosti in questo brano? Sono almeno tre, e tutti molto noti.