ANCHE AL TOUR DECIDERANNO PIU’ I TAMPONI DEI TAPPONI

Un po’ lotteria un po’ terno al lotto, ma forse anche roulette russa, con quella spada di Damocle che in questo caso non è data dall’unico colpo in canna nel tamburo, ma da un “cotton fioc” naso faringeo, che ha già mandato a casa da Wimbledon Berrettini e ora potrebbe decimare il Tour de France (Matteo Trentin e Samuele Battistella, per il momento, se ne restano a casa, solo per parlare degli ultimi italiani positivi…), Tour pronto a scattare domani dalla Danimarca con una cronometro sulle strade di Copenaghen.

Altro che tapponi alpini o pirenaici, qui basta un tampone, molecolare o antigenico, a mandare tutto a carte quarantotto. Sarà una corsa indecifrabile e precaria come poche altre volte. La caducità della Grande Boucle è evidente, mai come questa volta. Un corridore, anche asintomatico, se risulta positivo va a casa. Puoi essere maglia gialla, verde, bianca o a pois, poco importa. Vai a casa. Non hai una linea di febbre e non hai tosse o raffreddore, neanche mal di testa? Fai le valige e te ne torni da dove sei arrivato.

Per il momento si torna da dove si è partiti, almeno nel ciclismo, al Tour de France, alla massima espressione ciclistica nel mondo. Come nel gioco dell’oca, si torna al punto di partenza: mascherine e bolle, interviste a distanza e nessun contatto con nessuno. I corridori devono essere protetti e salvaguardati, basta un niente per mandare a monte tutto quanto e nessuno si può permettere che ciò avvenga, perché la possibilità c’è.

Giusto o sbagliato, poco importa: è così. E noi non ci possiamo fare niente, se non incrociare le dita, pregare la Madonna e tutti i Santi per lo spettacolo che speriamo possa comunque esserci. E una preghiera particolare è per quei poveri cristi che si troveranno magari a primeggiare in classifica, rischiando però tutti i giorni sul più bello di veder vanificata l’impresa per un tampone molecolare maligno che vira in positivo. L’ultimo esempio è inquietante: il Vlasov che, dopo aver vinto la tappa e conquistato la maglia di leader, è stato costretto a tornarsene a casa dal Giro di Svizzera è lì a dimostrare come non sia per niente remota l’eventualità più eclatante. E’ il monito che la dice lunga sull’incertezza che regnerà ora sulle strade del Tour, nelle prossime tre settimane.

È chiaro che i vaccini servono a difenderci e il gruppo è tutto quanto protetto, quindi questo Covid, almeno per i corridori, dovrebbe essere davvero considerato alla stregua di una semplice influenza. Ma queste sono solo chiacchiere da bar, perché la sostanza è che ci sono di mezzo delle disposizioni sanitarie, delle linee guida e quelle fanno fede. Dobbiamo averne tutti, di fede, e sperare che questo Tour non sia trucidato dai casi di positività: questo è l’aspetto più negativo della cosa.

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