Più del primato, stupisce la continuità dell’attuale stella dei Lakers, che sta affrontando la ventunesima stagione tra i professionisti da dominatore, non certo da campione sul viale del tramonto. I suoi numeri attuali (25 punti, 7 rimbalzi e 8 assist di media a partita) sono perfettamente in linea con quelli delle stagioni precedenti, a conferma di una regolarità pazzesca ai massimi livelli che nemmeno lo scorrere del tempo è riuscito a scalfire. Rendimento che ancora oggi gli consente di esser decisivo nell’altalenante stagione del suo team: basti dire che la scorsa settimana il Prescelto (è uno dei soprannomi che l’accompagna) ha ribaltato da solo nell’ultimo quarto la sfida con l’altra squadra di Los Angeles, i Clippers, segnando 19 punti contro i 14 degli avversari che erano avanti di ventun punti. Il declino, insomma, può attendere.
Unico oltre i 40mila punti in una lega dove nessuno dei giocatori in attività ha superato i 30mila, LeBron è l’ultimo emblema dello sport capace di vincere la sfida con l’età: il campione che non si trascina, ma ancora trascina. E’ la dimostrazione che i 40 anni non si sentono se in campo ci si comporta come quando ne avevi la metà, esibendo le qualità che ti hanno reso fuoriclasse e non il loro ricordo: non sempre i grandi sportivi ci riescono e gli esempi purtroppo si sprecano. Esser ancora uno dei primattori è la benzina che spinge il fenomeno di Akron verso un futuro senza data di scadenza, ma già disegnato: LeBron smetterà solo dopo esser riuscito a giocare con suo figlio Bronny, il cui arrivo in Nba è slittato per problemi di salute, felicemente risolti. In questo ricorderà un altro asso dello sport a stelle e strisce, l’hockeista canadese Gordie Howe, che a quasi cinquant’anni scese in campo con i due figli. Ancora da protagonista.
LeBron in vetrina a 40 anni, applaudito da moglie, figli e mamma dopo aver realizzato il canestro della storia saltando un rivale di quindici anni più giovane, è solo l’ultimo nome di un prestigioso elenco di campioni vincenti in età da pensione. A 40 anni Dino Zoff vinse il Mondiale di calcio, il bobbista Eugenio Monti due ori ai Giochi, il tennista Rosewall il suo ultimo Wimbledon, il pugile Pacquiao il titolo dei welter. A 41 il motociclista Biaggi conquistò il mondiale Superbike, il ciclista Zoetemelk l’Amstel (due anni dopo l’iride…), il cestista Jabbar il titolo Nba, il calciatore Ibrahimovic l’ultimo scudetto col Milan. A 43 il leggendario Tom Brady vinse il settimo Superbowl nel football americano, il golfista Tiger Woods stabilì il primato di tornei vinti (82). E a 45 i pugili Foreman e Archie Moore ancora dettavano legge nelle rispettive categorie. Solo per fare qualche esempio.
Per eguagliare questi Intramontabili, King James non vuol solo continuare a battere record personali: ai Lakers, che lo hanno sotto contratto fino al 2025, chiede una squadra che lo aiuti a centrare il quinto titolo. Per quelli come lui, anche la voglia di vincere non finisce a quarant’anni.