Torno dal Friuli, mi fermo lungo l’autostrada per telefonare al giornale: “Il pezzo andava bene?”.
Una voce, non dico chi, non voglio, mi fa: ”Guarda che il tuo amico sta morendo”.
Nebbia improvvisa, mi appoggio al vetro della cabina telefonica, non sento più nulla, orecchie tappate.
Il mio amico era e resta Beppe Viola. Stava montando il servizio su Inter-Napoli due a due. Finito tutto, a quarantatré anni, in una domenica di ottobre, giorno diciassette. Come oggi. Così, tanto per dire, trentanove anni dopo.