1450 EURO PER LE SCARPE MASSACRATE: ANCHE NO, GRAZIE

Ma Demna Gvasalia, il direttore creativo di Balenciaga, non crederà di avere fatto una scoperta sensazionale.

Le sue Paris Sneakers “fully destroyed” (completamente distrutte), scarpe da ginnastica tipo Converse All Star, sporche e piene di strappi, messe in commercio questa settimana a 1450 euro, arrivano trent’anni dopo le Timberland che chi, come me, è stato adolescente alla fine degli anni ’80, ricorda perfettamente.

Lo slogan pubblicitario che promuoveva le iconiche scarpe da vela era: “Chi ama le Timberland le tratta male”.

E così eri trendy se ti presentavi a scuola, o all’uscita del sabato sera, con quelle scarpe (riconoscibili dal piccolo albero stampato a fuoco accanto alle stringhe) rigorosamente sporche di terra e segnate. Per inciso, nemmeno quelle calzature erano esattamente a buon mercato e impazzavano le imitazioni, nella forma e nel nome.

Ebbene, non mi piacevano le Timberland sporche e ancor meno mi piacciono le sneakers distrutte di Balenciaga.

E, allora come oggi, chi se ne frega che siano griffate.

Per la verità so di essere in buona compagnia, perché pare che l’ultima trovata della casa di moda parigina non incontri il favore del pubblico. E meno male che, per una volta, il buon senso sembra avere la meglio.

Dalla maison chiariscono: “Questa scarpa reinterpreta un design classico con lo stile Athleisure (termine inglese che, spiego per i comuni mortali come me, è la crasi di due parole: athletic, ossia sportivo e leisure, tempo libero), e l’abbigliamento casual senza tempo”.

Esatto, l’abbigliamento casual, nel senso che se ti metti un paio di scarpe del genere ti sei veramente vestito “a caso”.

E proseguono: “La tela rovinata e le finiture strappate conferiscono un aspetto pre-worn, cioè già indossato”. Un effetto che, a ben guardare, si ottiene anche indossando scarpe nuove e non curandosene minimamente, pratica che qualsiasi mamma condannerebbe.

Ma andiamo avanti.

Tutto ciò, secondo la psicologa della moda Chiara Salomone, ha una spiegazione.

In un’intervista rilasciata al “Messaggero”, e ripresa da “Il Fatto quotidiano”, la dottoressa spiega: “Si tratta di un concetto di sostenibilità anche psicologica, con la volontà di raccontare un ritorno all’adolescenza, alla spensieratezza e al non curarsi più di tanto dell’apparenza delle cose. Il tema chiave in questo caso è la limited edition. I potenziali acquirenti sono persone che saranno attratte dall’esclusività garantita dalla disponibilità limitata”.

E veniamo finalmente al succo della questione: per essere trendy, esclusivi e assolutamente alla moda pare non si possa prescindere da almeno due punti fermi, la griffe esclusiva e l’edizione limitata.

Se poi quello che compriamo è una sonora schifezza, e costa anche un prezzo improponibile, non importa.

Sarà, ma per me, quelle scarpe, Balenciaga se le può anche tenere.

Che nostalgia di quei tempi in cui eleganza, stile, raffinatezza evocavano tessuti preziosi, taglio sartoriale e grazia alla Grace Kelly. E non venite a dirmi che i giovani, tanto, non sanno nemmeno chi sia la pur famosissima attrice.

Basterebbe raccontarglielo, mentre li si costringe, per il loro bene, a vedere “La finestra sul cortile” di Hitchcock, obbligandoli a prendere appunti sul fantastico guardaroba indossato nel film della compianta principessa di Monaco.

Lei, le mirabolanti sneakers di Balenciaga, le avrebbe buttate proprio dalla suddetta finestra.

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