QUEST’UOMO CHIEDE AIUTO PER MORIRE, NESSUNO GLI RISPONDE

Adesso basta. L’appello di Fabio Ridolfi non è il primo e non sarà l’ultimo, ma è un appello che chiama in causa l’inciviltà e la disumanità di tutto un Paese, e in primo luogo di chi lo governa. E capisco che c’è la pandemia, e capisco che c’è la guerra, ma c’è sempre e c’è sempre stato qualcosa di più importante che consentire a chi vuol farla finita in modo dignitoso di farla finita.

Fabio Ridolfi, 46 anni, di Fermignano in provincia di Pesaro, è affetto da tetraparesi e vuole morire, chiede di essere aiutato a morire. “Aiutatemi a morire. Da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile”.

Dovrebbe bastare. Fabio comunica solo attraverso gli occhi e, pur nelle estreme, inumane condizioni in cui si trova, riesce anche a utilizzare una formula di cortesia nei confronti dello Stato che non lo asseconda. “Gentile Stato italiano”, così comincia la sua richiesta, dove a me verrebbe da usare il turpiloquio più bieco al solo pensare, non immaginare perché è impossibile, alle sofferenze progressive che deve affrontare ogni giorno, ogni ora.

Richieste, giudici, comitati etici, Asur (Azienda sanitaria unica regionale), attese di mesi e mesi, comunque e ovunque, mentre l’uomo vive il suo inferno sulla terra, e di legiferare in modo definitivo e spedito non se ne parla.

La disamina del caso è affidata alla compatibilità con la sentenza Cappato/DJ Fabo, non certo a una norma alla quale da tempo indefinito non si giunge, per il semplice motivo che a nessuno importa un fico di un provvedimento che dovrebbe stare al primo posto tra le priorità di un Paese civile e che dovrebbe essere sbrigata in pochissimo tempo. Se solo importasse a qualcuno.

Lo dico a gran voce: se un amico nelle condizioni di Fabio Ridolfi mi chiedesse di aiutarlo a farla finita, lo farei, secondo o contro la legge. Si possono predisporre verifiche in fretta e parametri indiscutibili, almeno per i casi più lampanti e dove la volontà dell’interessato sia inequivocabile, solo che non importa a nessuno. Il paravento etico è solo un paravento, rivestito da bigotta morale cattolica per di più in molti schieramenti. La Chiesa è contraria? Possiamo dire a gran voce chi se ne importa? E la Chiesa può davvero ammettere un’assurda sofferenza fino all’ultimo, un patimento simile fino allo stremo? E se sì, chi ha bisogno di questa Chiesa così teorica, imprigionata nei propri assiomi e così lontana dall’uomo?

Il resto è tragica banalità, la vita che vita non è più, con l’aggravante di non muovere un dito per aiutare una persona che se solo potesse staccherebbe tutto subito, ora, senza chiedere niente a nessuno. Solo che non può, perché è immobile e gli occhi sono l’unica parte del suo corpo che ancora si muove, gli occhi che dovrebbero legittimamente fulminarci tutti, e invece trovano comunque ancora la forza di usare gentilezza e garbo, fino all’ultimo.

La medesima infinita dignità che dimostra Fabio, ora la mostri chi di dovere. In fretta, subito.

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