UN FILM IMMORTALE PER IL NOSTRO OZIO DI CASA

RadioMonteCarlo parla di 26 anni consecutivi, Il Giornale di 27, in ogni caso da più di un quarto di secolo le reti Mediaset ogni Natale (o vigilia) mandano in onda “Una poltrona per due”.

È la storia di un mendicante (Eddie Murphy) sui quali due avidi finanzieri di Philadelphia, annoiati e convinti che sia l’ambiente e non la capacità a forgiare l’uomo, scommettono un dollaro che sarà capace di scalzare il nipote (Dan Aykroyd) dalla sua carriera, in straordinaria ascesa. I due smascherano il piano degli anziani milionari grazie anche alla complicità del maggiordomo buono, Denhom Elliott, si alleano e allestiscono una truffa in Borsa che manderà sul lastrico la coppia di zii senza scrupoli.

Benché ambientato nei giorni di fine anno, il film diventato una tradizione natalizia nel nostro Paese – essendo di fatto una battaglia tra ignari buoni e cattivi consapevoli – uscì nel mese di giugno (1983) e aveva in realtà lo scopo di ironizzare sull’andazzo di Wall Street.

La pellicola diretta da John Landis, reduce dal trionfo dei “Blues Brothers” – che invece le tv nostrane ci riservano da lustri a Capodanno -, esalta il conturbante sex-appeal di una Jamie Lee Curtis (“Un pesce di nome Wanda”) e ottenne candidature agli Oscar e ai Golden Globes, ma forse il successo più grande lo ottenne 17 anni dopo, quando la Borsa americana varò una nuova legge finanziaria (battezzata “Eddy Murphy Rule”) proprio al fine di adottare regole che impedissero eventi come quelli narrati nel film e che si basavano essenzialmente sulla fuga di notizie segrete che condizionano la volatilità dei titoli.

Restiamo però a questo caposaldo della risata “italiana” sotto l’albero. Il meccanismo è semplice quanto estrosamente messo in scena: il povero ha più facilità e dimestichezza nell’adattarsi all’improvviso benessere, mentre il ricco rifiuta incondizionatamente (anche a costo della dignità e dell’amor proprio) il crollo di ceto sociale. Strutturato da un regista geniale e interpretato da un cast superbo, percorso da dialoghi, scene e situazioni esilaranti con un ritmo serrato dal primo all’ultimo fotogramma, non usurpa affatto il titolo di cult così come il fratello maggiore “The Blues Brothers”, appunto.

Fra l’altro, in “Una poltrona per due” esordisce nel finale Jim Belushi (travestito da gorilla nella festa di Capodanno sul treno) con un piccolo tributo al fratello John, che era scomparso da un anno.

Ho adorato John Belushi, ho amato John Landis, ho incontrato e intervistato Dan Aykroyd, ho visto tutti i loro film. Sono una specie di biografo di quel filone nato dal “Second city” di Chicago con gli astri illuminati e cresciuti al “Saturday night live”. Ma. Ma fossi la concorrenza Mediaset, proporrei ogni anno “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo. Una commedia che non è seconda a nessuna.

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