TUTTI PAZZI PER HAALAND, LO SPIETATO BOMBER COL CUORE DI PANNA

Nessuno come lui. E’ il titolo più inflazionato su giornali e servizi tv dedicati in queste ore a Erling Haaland, 23enne attaccante norvegese del Manchester City. “Nessuno come lui” è riferito ai suoi numeri in Champions League, dopo la cinquina rifilata al Lipsia nel ritorno degli ottavi mercoledì 14 marzo: con quella “manita”, Haaland – così giovane, così forte – è arrivato alla bellezza di 33 gol in appena 25 partite disputate nella massima competizione europea. Siamo a metà marzo e in questa stagione il ciclope del City è già a 39 reti tra le 28 in Premier, 10 in Champions e una in EFL Cup.

Spulciando i dati della sua ancora brevissima carriera, si resta di stucco: è arrivato al professionismo nel 2019 dopo aver giocato 73 partite e segnato 34 gol nei primi 2 club. Al Salisburgo 17 gol in 16 partite, se lo prende il Borussia Dortmund (nella foto con quella maglia) nel 2020 grazie al pagamento di una clausola rescissoria di soli 20 milioni. In 2 stagioni in giallonero segna 62 reti in 67 partite, quindi approda al Mancity di Guardiola che lo paga 100 milioni tra clausole e bonus. Quella cifra se la spartiscono quasi a metà Borussia e Salisburgo.

Ora in Francia si parla di un’offerta pronta da parte del PSG di quasi 200 milioni, ma – penso – non se ne farà niente per qualche motivo. 1) L’imprenditore arabo Mansur, patrimonio personale da 1 miliardo e mezzo di dollari – decisamente sottostimato secondo i più autorevoli giornali finanziari del mondo – è proprietario del City, mentre quello del PSG, il qatariota Nasser Al-Khelaifi, prese il club parigino proprio per fare concorrenza al cugino Mansur (ipse dixit); 2) Haaland guadagna 30 milioni di sterline più bonus e sta benissimo dov’è. Ci starà ancora meglio se dovesse vincere la Champions. 3) La Uefa sta fingendo di monitorare le spese pazze proprio dei due club di Parigi e Manchester e quindi non è il momento di fare troppi i brillanti.

Torniamo comunque a questo fenomeno nordico, 21 gol in 23 partite con la Norvegia. Un giornalista suo connazionale lo ha definito grosso e potente come un orso e veloce come un cavallo. Rende l’idea fino a un certo punto, perché Haaland non ha certamente la grazia di un equino, anzi: l’irruenza, la potenza, la progressione, il fiuto famelico per il gol lo rendono davvero un predatore del gol con pochissime similitudini anche tra gli assi del passato. Appare di un’agilità insospettabile, rapido nei movimenti con la palla tra i piedi, sembra che gli avversari gli si aggrappino a maglietta e calzoncini senza nessuna possibilità di fermarlo. Ha curato con abnegazione anche il fondamentale colpo di testa, sfruttando i 195 centimetri di altezza, e con i suoi quasi 100 chili di peso provate a tenerlo giù… L’altra sera al Lipsia ha incornato con una veemenza che nemmeno con i piedi… La sua fotografia sintetica è il terzo gol in quella partita: il pallone stava già rotolando in rete, calciato da un suo compagno, ma lui – non si sa mai – si è avventato sulla linea di porta scaraventandolo dentro con una ferocia incontenibile.

Espressione un po’ infantile, rabbioso in campo, docile e mansueto nella vita con il padre sempre in tribuna a godersi lo show, fidanzatissimo con la splendida Isabel che conosce da anni, Haaland per il momento fa parlare di sé solo grazie alle sue movenze da incredibile Hulk e alle sue imprese sportive da supereroe.

Non è che il City in generale appaia quest’anno una squadra imbattibile, tutt’altro, né perfettamente disegnata dal tecnico Guardiola, che anzi ancora non sembra aver trovato un assetto tattico continuo e affidabile, ma con uno così là davanti e un altro manipolo di campioni acclarati intorno, qualsiasi sogno resta realizzabile. Tranne uno.

Gli inglesi infatti si mangiano le mani: il norvegese Erling Haaland è nato a Leeds quando il padre Olaf giocava in quella squadra. Con uno come l’orso in Nazionale, forse anche i Leoni di Sua Maestà sarebbero tornati a vincere qualcosa dopo decenni di brexit calcistica.

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