Nel 1977 il caustico e geniale Gaber nel disco “Libertà obbligatoria” ammoniva come nella odierna società consumistica, in cui sono aumentate le nostre libertà personali e apparentemente possiamo far tutto, in realtà siamo condizionati come mai in passato da un sistema a noi esterno.
Mi è tornato alla mente Gaber leggendo sui giornali la notizia della prima apertura in Italia di un sito di “funeral planner”. Dopo il successo delle agenzie di wedding planner, che organizzano matrimoni da sogno, dopo gli esperti che ti aiutano per il compleanno di un bambino di 6 anni (che è diventata una gran faticata, riconosciamolo), finalmente è arrivata la planner che ti organizza un funerale indimenticabile.
Dal sito non è chiaro quanto costino i servigi dell’agenzia, a cui possono rivolgersi sia i familiari di un defunto sia, soprattutto, una persona in vita, che può concordare la pre-pianificazione del proprio funerale, lasciando agli eredi un’incombenza di meno e con la garanzia di una cerimonia funebre all’altezza dei suoi desideri. Si può scegliere location, rito, lista degli invitati, musica e pure effetti speciali sono possibili.
Il sito descrive l’importanza dell’ultimo saluto e l’attività intende valorizzare un momento importante, come quello dell’ultimo commiato. Su questo non si può non essere d’accordo e, come diceva Gaber, insieme alla libertà di andare dall’analista, di fondare un partito da soli, di mettersi l’orecchino a 70 anni e così via, perché no la libertà di farsi il funerale come più piace, per chi può permetterselo.
Io, però, sarò rozzo ed egoista, ma ho sempre pensato che uno dei pochi vantaggi del morire consista proprio nel non doversi occupare delle dolorose incombenze del dopo.
Sono scettico, scusate, ma morire mi pare una cosa seria.