SE PERSINO RENZI S’E’ ACCORTO CHE IL CALCIO E’ IN AGONIA

Un necrologio in prima pagina. Sulla prima del “Riformista”, che dal 3 maggio scorso è diretto dal senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Un necrologio in prima pagina, dicevo, vergato da Renzi in persona, il quale dedica il suo pensiero al defunto mondo del calcio: al più bel giuoco del mondo.

«Luglio era il mese in cui i tifosi sognavano con il calciomercato – attacca Renzi -. E lo scudetto d’estate che i giornali assegnavano alla società più attiva era argomento su cui appassionarsi sotto l’ombrellone. L’Italia era l’eldorado dei giocatori più forti. I nostri figli non credono a questa verità: quando raccontiamo di Zico o Maradona ci guardano come se venissimo da un remoto pianeta, non solo dal secolo scorso. Eppure era davvero così. Se eri un campione dovevi giocare in serie A», scrive il leader di Italia Viva. «Oggi è tutto finito e siamo diventati un vivaio per i campionati più forti. Quando uno è al top lascia l’Italia. E verrebbe voglia di chiedersi: ma perché? Già, perché? Non c’è una sola ragione».

E Renzi racconta le ragioni del perché il più bel giuoco del mondo è ridotto a comparsa, a torneo di seconda divisione. O meglio, siamo ancora convinti che il nostro Campionato sia bellissimo, senza renderci conto che non è altro che un surrogato. Mancano i soldi, soprattutto mancano le idee, che nel momento del bisogno sono sempre state la chiave di volta per risalire la china. Un tempo era una delle nostre caratteristiche: tirare fuori il meglio nel momento di crisi, ma anche in questo ormai siamo ai ricordi, più ad un modo di dire piuttosto che ad un modo di fare. Compiaciuti di quello che eravamo capaci di fare, ma placidamente adagiati sulla nostra storia, che non si rinnova e non risveglia nemmeno in noi un briciolo di orgoglio.

Siamo stati il centro del mondo, non solo del calcio, ma di tante altre cose: oggi non è più così. E il senatore ce lo ricorda, forse anche compiaciuto del fatto che i Paesi arabi siano pronti a prendersi tutto. Già lui se lo sono preso, almeno come conferenziere e consulente ben pagato.

«Il mondo cambia e la globalizzazione del pallone ha scombussolato tutto. Ma la verità è che dopo l’innovazione degli anni Ottanta il governo del calcio italiano è stato rigidamente conservatore. Si sono cristallizzate le posizioni di potere e non ci siamo accorti che il mondo fuori si stava trasformando. Non si sono fatti investimenti sugli impianti, a cominciare dai centri sportivi non solo dagli stadi. Si sono sottovalutati i percorsi per i giovani talenti ignorando la funzione educativa e pedagogica dello sport. Si è scelto di non giocare per bene la partita dei diritti televisivi che costituiscono oggi la metà delle revenues di una squadra di Serie A», incalza Renzi.

Sul banco degli imputati un po’ tutti: dalla politica ai dirigenti sportivi che solo alla politica si sono aggrappati per andare in gol. «Vanno giù il Maracanà, Wembley, il Camp Nou – aggiunge il senatore di Rignano sull’Arno -. Da noi non si può toccare la curva ferrovia dello stadio Franchi perché un sovrintendente in vena di ironia ha deciso di mettere il vincolo anche su quella (inguardabile) parte dello stadio. E soprattutto la politica ha sbagliato quando ha pensato di lisciare il pelo ai presidenti convinta che questa fosse la strada per ottenere consenso». E chiosa: «Non servono i soldi pubblici, per favore: fate mettere i soldi dai fondi privati per i diritti, cambiate la governance del calcio, togliete il giocattolino a chi si è impossessato del sogno più amato dagli italiani… Il problema è che finché le squadre di calcio conteranno sugli emendamenti dei parlamentari anziché sui diritti tv e sul miglioramento del sistema non andremo da nessuna parte. I tifosi non sognano più nemmeno a luglio. Perché il calciomercato 2023 dimostra che il calcio italiano è morto e non lo sa».

Glielo dice oggi persino Matteo Renzi, né il primo né il più tempestivo, con un corsivo che sa di necrologio. Ma forse è molto più semplicemente un bel calcio nel sedere a questi pseudo dirigenti e top manager che questo sport hanno letteralmente ucciso.

Un pensiero su “SE PERSINO RENZI S’E’ ACCORTO CHE IL CALCIO E’ IN AGONIA

  1. VANDA ANNA BAYSLAK dice:

    Dov’è la novità? Globalizzazione. Complimenti! Il peggio se n’è appropriato e fosse solo il calcio! Brutto, brutto, brutto mondo

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