PROFESSOR SUBLIME

C’è il clamore, ma non c’è la notizia. Eppure a me continua a tornare in mente questa notizia. Un professore di filosofia che va in pensione, che razza di notizia dovrebbe essere? Quarant’anni di servizio e poi il benservito, come accade da sempre e come è giusto che sia, avanti un altro e poi un altro ancora.

Eppure il clamore c’è e non si può ignorare. Io non credo che il professore Enzo Novara del liceo classico Massimo d’Azeglio di Torino sia una mosca bianca. Credo che ci siano molti altri professori nei tanti licei italiani che meritino altrettanto clamore, ma questo è il suo momento: i suoi studenti, quelli di oggi, quelli di ieri e anche quelli del secolo scorso hanno deciso che era giusto avesse un tributo per quello che ha dato a loro, alla scuola italiana e di riflesso al Paese.

I suoi studenti gli dedicano un congedo sontuoso, con tanto di video che tutti quanti abbiamo visto, per una volta un filmato virale che ha qualcosa da dire e da insegnare. E lui, Enzo Novara, ormai giunto ai titoli di coda, sulla soglia del liceo al quale ha dedicato una vita intera, le spalle rivolte alle aule e ai muri ai quali ha dato respiro, vita, dignità, dimostra di meritarlo fino in fondo e oltre quel congedo sontuoso.

Gli insegnamenti nobili vengono facili a chi ha pensieri altrettanto nobili. Ad esempio Enzo Novara si augura che i giovani “amino questo lavoro, che non lo facciano come ripiego”. Racconta, tra l’altro, di essersi divertito non poco, dando più volte a intendere che presentarsi al lavoro tutte le mattine non fosse una seccatura, ma un bellissimo gioco e pure un privilegio in fondo: ascoltare i giovani, confrontarsi, scontrarsi anche con loro e poi interrogare, dare i voti, certo.

Non è da tutti e non è per tutti fare l’insegnante, il maestro, il professore, al liceo classico come e ancora di più nell’Istituto tecnico della periferia metropolitana. Sarebbe bello se tutti gli inetti si facessero da parte, se una cattedra in un qualsiasi istituto non fosse semplicemente un posto fisso come un altro, con tutto il sincero rispetto per l’altro.

Ognuno di noi ha avuto il suo Enzo Novara, anche chi ha mollato dopo la terza media ogni tanto avrà dedicato un pensiero all’insegnante che ha provato a lasciare un segno, oltre e nonostante le tre palanche dello stipendio. Qualcuno che come Enzo Novara alla fine della propria carriera possa aver detto o pensato: «Devo dire che con i ragazzi sono stato bene. Non c’era motivo per non sorridere, per non essere al massimo con loro. Per non sentirli, ascoltarli quando era possibile. Persino divertirmi. Può stridere pensando all’impegno, ma posso dirlo: mi sono davvero divertito».

In mezzo anche il dolore, il fallimento, le frustrazioni, sue e dei suoi studenti, ma è tutto allenamento per quel che accadrà poi. La vita, né più né meno.

E allora dove sarebbe la notizia? Un professore che dopo quarant’anni di insegnamento viene celebrato dai suoi studenti? Un professore che ha lasciato un’impronta indelebile e ancora oggi discute con loro di come va il mondo? Uno che dopo quarant’anni lascia a malincuore l’insegnamento, in fondo felice e sicuro che il suo posto verrà preso da qualcuno che avrà altrettanto entusiasmo e altrettanta motivazione?

Non c’è nessuna notizia, solo un po’ di clamore, ma confido nell’eco e nei giovani insegnanti che dicono di voler ripercorrere le orme di Enzo Novara.

Per chi vuole seguirle, son ben visibili, tanto quanto quelle di un gigante.

Un pensiero su “PROFESSOR SUBLIME

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Mi commuovo troppo facilmente, sarà la giovinezza che avanza. Questo insegnante, come altri, ha a cuore l’umanità evidentemente. Ogni singolo studente ne era lo specchio e per questo prima di vederlo come allievo lo vedeva come persona da aiutare a crescere. Non è banale, ha un significato molto profondo guardare l’altro e pensarlo nella prospettiva del suo benessere e del suo futuro come il risultato di un progetto educativo fatto di comunicazione, di comprensione. I maestri di vita sono importanti quanto la famiglia, a volte stanno dentro a volte stanno fuori dal nucleo generativo. E proprio per questo il loro modello si impone meno ma si può affermare ugualmente e in alcuni casi anche di più.

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