E’ una storia vera, anche questa una storia di sport e di vita, è quello che è successo a Sérgio Conceição (nella foto), ex centrocampista di Lazio e Inter nonché attuale allenatore del Porto.
Il suo Porto ha perso in casa all’Estàdio do Dragão per 4-0 contro il Brugge. Questo è bastato per spingere un gruppo di “tifosi” a prendere a sassate l’auto su cui viaggiavano la moglie di Sergio, Liliana, e i suoi due figli, Rodrigo (22 anni, in panchina) e José (7 anni).
Secondo il quotidiano portoghese “Record”, le pietre avrebbero rotto i finestrini dell’auto e colpito uno dei due figli dell’ex centrocampista, per fortuna senza conseguenze gravi. La famiglia di Conceição è, giustamente, sotto shock a causa di una “vendetta” da parte di quattro lattanti, incapaci di digerire una sconfitta e tenere a bada sentimenti come delusione e frustrazione. Un gesto estremo, vergognoso, che sottolinea ancora una volta il degrado con cui siamo costretti a convivere dentro e fuori gli stadi.
Questa ossessionata ricerca di sfogo tramite la violenza e l’intimidazione sta ormai sfuggendo di mano. Chiamarli tifosi è un azzardo; potremmo definirli animali, ma offenderemmo una categoria dolce e amorevole. Sono dei malviventi che giocano a fare i tifosi, scambiando un momento di divertimento per un’autentica guerriglia urbana. Sentire l’esigenza di recare danno ad una famiglia per una stupida – questa volta bisogna dirlo – partita di pallone é pura follia. Esiste la libertà della critica, nei casi più beceri e ignoranti la strada degli insulti, ma non c’è alcuna possibilità per far del male. Cosa si spera di ottenere? Più impegno in campo o le dimissioni del tecnico incapace?
Iscrivetevi ad un corso per diventare direttori sportivi, fatevi assumere dalla vostra squadra del cuore e forse avrete tutti i poteri del caso. Sempre meglio che prendere una pietra e farvi giustizia da soli perché qualcuno non vi ha permesso di festeggiare la vittoria al bar con gli amici.
Questo non è sport. Ogni forma di violenza non può e non deve essere considerata normale all’interno di un gioco che prevede la sconfitta. Certi soggetti vanno individuati e denunciati, vale in qualunque parte del mondo. Se si sentono liberi di mettere in pericolo il prossimo è anche perché riconoscono nelle autorità un nemico debole e incapace di punire in maniera esemplare.