Dunque, ci sono questi 350 milioni di euro destinati alla Legge Delega sulla disabilità, che sarebbe un “sistema di certificazioni basato sulla valutazione complessiva della persona in quanto individuo e non più in quanto malato”, come ci informa “disabili.com”.
Lisa Noja, consigliere regionale della Lombardia, ci aiuta ulteriormente: “La legge delega richiede di adottare una certificazione di base unica, che vale per tutti i procedimenti amministrativi, che si concentri sulle limitazioni funzionali della persona e sulle barriere di diversa natura che possono ostacolarne la piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”.
Non proprio bazzecole, vien da dire, premesse che dovrebbero a tutti gli effetti favorire la vita indipendente delle persone disabili, un poco di sciolina sul destino infame che è toccato loro in sorte.
Però, perché c’è sempre un però per i disabili, che tanto rimangono tali e quali anche domani e in fondo a che servono, per dirla tutta.
Manca l’approvazione di alcuni decreti che rendano effettiva questa Legge Delega, approvazione che naturalmente non è mai la priorità all’ordine del giorno, come altre banalità del viver nobile e civile, vedi il fine vita, e allora questi 350 milioni di euro che vuoi farne? Spostamento verso i famosi Superbonus, ci sono da appianare gli ammanchi del Superbonus!
Suona male anche dirlo, oltre che pensarlo, anche se qualcuno addentro alle questioni della disabilità tende all’indulgenza nei confronti del governo, facendo notare che i soldi in questione sono solo differiti al prossimo anno e lo stesso in fondo fece pure il governo Draghi, e sai la consolazione.
Altri, più incazzati, rilevano che quei fondi potevano nel frattempo essere usati comunque. La FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ad esempio, tiene a precisare che si poteva “destinare detti fondi ad altri interventi legati alla tutela e alla salvaguardia dei diritti delle persone con disabilità e che tali risorse potevano essere trasferite su voci di bilancio già esistenti (vedasi fondo per la Vita Indipendente), ma la scelta politica è stata quella di trasferirle al fondo che copre gli oneri per il Superbonus e gli altri bonus edilizi”
Il fatto è che il disabile lo vedi e non lo vedi, ora c’è, ora non c’è, secondo il bisogno, non il suo chiaramente, e poi è talmente abituato a raccattare le briciole che tanta differenza non può fare. Si diceva della comunicazione: fosse anche solo per quello, per l’impatto che rappresenta una simile decisione, non valeva la pena giocarsela diversamente? Non parlo di senso e di contenuto, sia chiaro, solo di convenienza politica, per dire quanto stolti possano essere i governanti, sul versante utilitaristico quanto sul versante umano, dove regolarmente stendono un velo impietoso.
A volte vien da pensare che tanto varrebbe fare outing, o coming out, o quel che è. Ditelo, a chiare lettere, nessuno si scandalizza, dopo la Santanché ministro chi può sorprendersi di qualsiasi cosa? Ditelo, non è che non ci interessino i disabili, ma vengono dopo, dopotutto. Capirai la sorpresa, tanto cosa cambia, mica li guarisci quelli.
I più indulgenti arrivano a dirci che in fondo il Superbonus interessa anche i disabili, alludendo alle opere per il superamento delle barriere edilizie, e così è tutta un’altra storia.
Che tenerezza.