QUEL DIPLOMIFICIO SURREALE, ICONA DELLA SCUOLA AL SUD

Scuola, sempre scuola, fortissimamente scuola. E sud, sempre sud, fortissimamente sud. Ho cercato di scrivere di scuola senza basarmi su altro che sui dati. E mi sono sempre ritrovato a commentare in un modo che, se non mi conoscessi, avrei definito “pseudoleghista”: di quei leghismi dei bei tempi andati, per intenderci.

Ma questa è la realtà, che possa piacervi o no, cari i miei due lettori: il nord e il sud sono due ambiti scolastici diversi. Anzi, non diversi: antipodici. L’ho detto a proposito dei voti gonfiati, della preparazione di docenti e dirigenti, dei concorsi; e, oggi, lo dico riguardo al recente scandalo del diplomificio di Ottaviano, in cui c’erano 866 iscritti in quinta e nessuno nelle classi precedenti, con risultati in linea con la media nazionale. Che è tra l’inquietante e l’imbarazzante, dato il quasi 100% di promossi agli esami di Stato. Nel caso dell’istituto di Ottaviano, poi, parliamo di iscritti virtuali, giacchè l’armoniosa palazzina in stile brutalista mai e poi mai avrebbe potuto contenere un simile battaglione di maturandi.

Avrebbe potuto succedere a Bressanone, invece è successo vicino a Napoli: ogni volta avrebbe potuto succedere a Bressanone e, viceversa, succede in Campania. O in Sicilia o in Calabria. E una e due e tre: vogliamo continuare a fare finta che sia un caso? Di fronte a parametri, ovvero a numeri non soggetti ad interpretazione filosofica, lo scenario è sempre lo stesso: dall’evasione fiscale alle false assicurazioni, dai concorsi truccati ai diplomifici, il dato è univoco e sconcertante. Il divario tra nord e sud Italia, dal 1860 a oggi, non solo non è stato annullato, ma è, se possibile, aumentato.

Anzi, se si vuol credere alle storielle alla Pino Aprile, secondo cui il Regno duosiciliano era il paradiso terrestre, con un PIL da Canton Zurigo e un’industria da Silicon Valley, direi che il Meridione è passato dalle stelle alle stalle, tout court. Possiamo veramente continuare a far finta di nulla: la scuola può andare avanti proclamando che va tutto bene, Madame la Marquise? Davvero, in nome di una benemerita lotta al razzismo e ai separatismi beceri, è possibile tacitare lo sconcerto di fronte a certe notizie, a certe informazioni, a una realtà che, ormai, è sotto gli occhi di tutti?

Certo, gabellare per farneticazioni questi discorsi è enormemente più facile che affrontare seriamente la questione e dare il via a una lunga, dolorosa e complessa operazione di riallineamento, che, finalmente, ci trasformi in un unico Paese, anche dal punto di vista educativo. Questo, però, significherebbe aggredire clientelismi e corruzioncelle, strette di mano e strizzatine d’occhio, che, purtroppo, molto spesso sono il tessuto antropologico di certe relazioni sociali, nel sud: vorrebbe dire controllare e sanzionare dirigenti e direttori, ispezionare istituti, interrogare studenti e professori.

Insomma, sarebbe una rivoluzione. E sappiamo bene la fine che fanno le rivoluzioni, a certe latitudini: Masaniello e la Sanfelice lo dimostrano ampiamente. Tuttavia, a me piacerebbe che fossero gli stessi studenti, gli stessi professori del sud a ribellarsi: non i capipopolo, ma la gente comune, onesta, perbene, che certamente non manca, a Napoli come a Bressanone, ma che, a Napoli, è incatenata a consuetudini indegne. Vorrei che i bravi insegnanti, che gli studenti eccellenti, di cui il Meridione è pieno, fossero i primi a denunciare questo schifo: a ritrovare orgoglio e dignità. Invece, temo che la forbice aumenterà sempre più: le ispezioni di Valditara mi danno l’impressione di pannicelli caldi, di interventi minuscoli, al posto di grandi progetti strutturali di ristrutturazione educativa.

Così, andremo avanti come se nulla fosse: la scuola meridionale sempre più distante dagli standard europei, i voti degli studenti sempre più fittizi, la società sempre più attorcigliata intorno a favoritismi e corruzione. E io, sempre più stufo di dover scrivere di queste porcherie. E voi, immagino, sempre più stanchi di leggerne. Finchè smetterò di combattere e voi di occuparvene. Con buona pace di tutti. Anzi, specialmente di qualcuno.

Un pensiero su “QUEL DIPLOMIFICIO SURREALE, ICONA DELLA SCUOLA AL SUD

  1. Pierangelo dice:

    Il relatore dell’ articolo ha dimenticato (forse volutamente) un dettaglio dopo queste sue parole “i voti degli studenti sempre più fittizi,” ci sarebbe da aggiungere ” e studenti sempre più ignoranti e ingannati dai loro stessi esaminatori”

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