QUANTI TUMORI RESTANO NASCOSTI PER COLPA DEL COVID

Cosa è successo ai pazienti oncologici in questi due anni in cui tutta la popolazione è stata costretta a confrontarsi con la pandemia?

E’ ancora presto per dirlo, soprattutto gli effetti a medio termine sono ancora parzialmente imprevedibili, ma è possibile fare delle prime valutazioni. Certamente va detto con chiarezza che l’assistenza ai pazienti oncologici non è mai cessata. Gli ospedali si sono attrezzati con le nuove regole imposte dalla necessità di contenere il rischio dei contagi, e sia le terapie che gli interventi chirurgici sono sempre proseguiti.

Tuttavia, le restrizioni hanno sicuramente reso più complesso l’accesso a trattamenti erroneamente considerati “secondari” quali la riabilitazione, la fisioterapia e il supporto psicologico. Si può dunque affermare che, pur non avendo mai interrotto le cure, è peggiorata la qualità della vita dei pazienti e dei familiari impegnati nella gestione del percorso clinico. Un grosso aiuto è stato dato dalla telemedicina, ma in modo disomogeneo nelle diverse realtà territoriali.

Quella che invece è stata fortemente penalizzata è la prevenzione. Si presume siano circa due milioni gli esami diagnostici rinviati nel nostro paese nel 2020. A torto, si tende spesso a sottovalutare l’importanza della prevenzione. Ci sono anche comprensibili meccanismi psicologici che ci portano più o meno inconsapevolmente a evitare gli screening, che sono sempre accompagnati da una quota d’ansia.

Di fatto, le difficoltà della sanità territoriale, i limiti di accesso alle strutture sanitarie, i timori dei cittadini di recarvisi hanno comportato una grave battuta d’arresto nella prevenzione dei tumori mammari, cervicali, colon-rettali. E’ difficile quantificarne le conseguenze, ma nei prossimi anni avremo sicuramente una riduzione dei casi individuati in fase precoce e quindi con maggiore probabilità di remissione totale della malattia. Cittadini che avrebbero avuto diritto a cure precoci dovranno subire le conseguenze negative di malattie scoperte in fase più avanzata.

E’ quindi assolutamente opportuno l’invito dei sanitari alla popolazione per riprendere al più presto gli esami di prevenzione oncologica, tramite il medico di medicina generale o anche contattando direttamente l’Asl, se si è nell’età che lo richiede. Discorso assolutamente analogo deve essere fatto per le patologie cardiologiche, l’altra grande area di malattia in Italia.

Ciò che non si è mai fermata, invece, è la ricerca scientifica. Consolante. Ed è lecito attendersi anche nel breve tempo terapie sempre più efficaci.

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