PRIMO ASSAGGIO DI LIBERTA’ SAUDITA PER IL MANCIO

Abituati a negare il diritto di parola, i sauditi hanno provveduto a chiudere la bocca a Roberto Mancini. Si potrebbe definire una “scelta personale” del ministro dello sport Abdulaziz bin Turki al Saud, in verità è prassi del governo che finora ha mandato a morte 196 detenuti, per questa prima fetta di anno solare, condannati per avere fiatato sul e contro il regno.

Dunque, al St.James Park di Newcastle, filiale della banca centrale calcistica del PIF (Public Investment Fund) ha allestito un paio di amichevoli in quel sito, la prima contro Costa Rica, la seconda, martedì prossimo, contro la Corea del Sud guidata da Jurgen Klinsmann.

Il debutto di Mancini ha coinciso con una batosta, 3 a 1, ma niente di strano, già Hervé Renard, ex allenatore dei sauditi, dopo la buona prestazione ai Mondiali, con la clamorosa vittoria sull’Argentina, aveva ottenuto soltanto sconfitte, quindi decidendo di chiudere la valigia e tornarsene in Francia ad allenare le ragazze della nazionale femminile.

Ma, come detto, il 3 a 1 non c’entra, quello che è accaduto dopo è la lezione vera, per Mancini intendo: il ministro dello sport ha vietato che l’allenatore si presentasse in conferenza stampa, niente parole, proibito parlare.

Mancini deve avere scoperto, in minuti due, che Abudlaziz non è Gravina e nemmeno Abodi, che in Arabia saudita e succursali varie chi osa dire, senza avere prima ottenuto l’autorizzazione, rischia il gabbio, per il momento il silenzio stampa, poi si vedrà.

Roba brutta, non ci sono soltanto gli stramilioni, ma una realtà quotidiana, anche fuori dal Paese, che limita e arriva a negare i diritti civili, anche quelli semplici, innocui di un allenatore che possa spiegare i motivi di una sconfitta.

Prevedo che si cercherà di illustrare diversamente la decisione, Mancini non conosce la lingua (però frequenta l’inglese), le parole a caldo possono essere fraintese, i giornalisti sono bestie varie, diavoli e alcuni infedeli, nel senso religioso, ma non soltanto aggiungo io.

Totale, peggio di così non poteva incominciare, ma c’è tempo per rimediare, per esempio contro i coreani di Klinsmann. Stando ai bookmakers nessuna speranza, dunque meglio stare zitti come dice il ministro dello sport. Si replica.

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