Il problema per Lentini, 23.000 abitanti ma nessuna palestra adeguata allo scopo, è che tutti i santi giorni che il Signore manda in terra le ragazze si devono andare ad allenare a 40 chilometri di distanza. Un sacrificio molto grande anche per le famiglie, capite bene.
Così, le ragazze di Alcamo hanno spazzato via tutti i condizionali: sarebbe, avrebbero… No, no: si gioca e basta. Ognuna delle cestiste di Alcamo si è presa in carico un’avversaria: ospitalità in casa, offerti i pasti, l’alloggio e la merenda prima della gara. Il Basket Lions dovrà pagare solo il pullman, cui contribuiranno i genitori delle fanciulle: si può fare, tutte in campo: “Abbiamo voluto attirare l’attenzione sul sacrificio di tante ragazze e bambine che – in tutta Italia, non solo in Sicilia – pur di praticare lo sport che amano, sono costrette a fare decine e a volte centinaia di chilometri pur di partecipare a un campionato, a causa di un numero di tesserate ancora troppo piccolo», hanno concordato insieme Lions e Golfo in una specie di comunicato congiunto.
Lo so che è un esercizio retorico scontato, lo so che c’entra poco o niente, ma a uno come me che segue il calcio professionistico da 45 anni non possono non essere venuti in mente trucchi, sotterfugi, sceneggiate piccole o grandi, simulazioni cui quei ragazzi milionari ricorrono in ogni occasione, pur di ingannare l’arbitro (il pubblico, gli avversari…) e vincere la partita. Per non dire delle società. Una cultura estesa anche a livello giovanile, dove spesso la complicità di allenatori, dirigenti e genitori è acclarata.
Scusatemi, proprio non ce l’ho fatta a non fare un parallelo. Un limite mio, amando il calcio e lo sport.