NON POSSIAMO RACCONTARCELA: MEZZA ITALIA E’ CAIVANO

Far sentire la presenza dello Stato a Caivano. Alla buon’ora. Comunque sempre meglio tardi che mai. La Meloni ci è andata, promettendo con gergo un po’ idraulico la bonifica di questo borgo sfatto, per restituirlo alla legalità e alla civiltà, non succeda più che due cuginette vengano stuprate per mesi eccetera eccetera, mai più.

Quando il politico va sui luoghi del disastro, è sempre un discutere. Fa bene, fa male. Fa una cosa giusta, fa solo propaganda. In ogni caso, meglio la presenza che la cocciuta assenza.

Però non possiamo raccontarcela: se davvero il problema fosse Caivano, se davvero quello fosse l’inferno d’Italia, in fondo sarebbe un problema minuscolo. Purtroppo sappiamo tutti che non è così. Ed è bene dirlo, è bene ricordarlo. Mezza Italia è Caivano. Lì l’abominevole umiliazione di due bambine ha attirato l’attenzione, ma sarebbe ora che ponessimo attenzione anche alle succursali di Caivano, altro che “Open to meraviglia”.

Sono Caivano intere aree del Sud, spartite tra mafia, camorra, ndrangheta e sacra corona unita. Chiedere a Foggia e al Gargano, chiedere nell’area vesuviana, chiedere a Gratteri come va in Calabria. Chiedere però anche nelle periferie delle grandi metropoli, Roma come Milano. Chiedere a don Coluccia, il prete-coraggio che sta a Tor Bella Monaca, al potere romano non serve nemmeno mettersi in viaggio, è lì sull’uscio di casa. E chiediamo anche nel bel mondo delle terrazze sentimento, dove le violenze, le droghe, gli stupri sono d’alto bordo, ma comunque rappresentano degrado e miseria umana.

Se davvero lo Stato volesse “far sentire la sua presenza” in tutte le Caivano d’Italia, la Meloni dovrebbe farsi un Giro d’Italia che nemmeno Nibali, e tornerebbe a Roma dopo sei mesi.

No, non possiamo raccontarcela: il male assoluto, l’Italia brutta, non sta a Caivano. Non solo. Caivano è ovunque. E non basta riaprire una piscina per restituire dignità a questa Italia. Cosa serve davvero? Serve una grande operazione “Open to cultura”. Open to scuola. Open to sapere. Open to istruzione ed educazione. Cioè serve quello che non ci possiamo permettere, perchè non ci crediamo abbastanza. In questa strana democrazia, che non è più democrazia, ma dittatura dei mediocri, circolano altre idee e altri progetti. Intanto, Caivano dilaga e si propaga in tutte le direzioni.

Solo un dato, citato proprio in questi giorni da Giorgio Montefoschi: nel 2010, gli italiani che leggevano almeno un libro all’anno erano il 46,8 per cento; nell’ultimo anno sono scesi al 39,3.

Auguri Italia. Andrà tutto bene. Enjoy.

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