L’ECCELLENZA DEL RECORD: VISITA OCULISTICA FRA 3 ANNI E 4 MESI

Ancora sanità, sempre sanità, che noia dirà qualcuno. Ci sono il Medio Oriente, l’Ucraina, gli immigrati, lo sciopero, le tragedie quotidiane tra femminicidi e morti sul lavoro, questi rompono l’anima ancora con la sanità. Ebbene sì.

La sanità, essere sani, o provarci almeno, tutta roba a pagamento, ormai l’abbiamo compreso, vorrei tranquillizzare, però allo stesso tempo vorrei anche poter continuare a dire che il livello di civiltà del nostro Paese non è mai sceso così in basso.

Serenamente, senza nemmeno più acrimonia, consapevole della sconfitta, ma altrettanto libero e sereno nel continuare a sottolineare lo squallore, considerato che la cronaca offre ogni giorno spunti esilaranti. Non fossero veri, anzi verissimi, sembrerebbero trovate degne di Achille Campanile, indimenticato maestro della satira, dell’ironia e dell’autoironia che vedeva protagonista sempre e comunque il popolo italiano.

L’ultimo grido, si sa, è tirarla per le lunghe nella sanità italiana. Chi più ne ha più ne metta, pare una gara a chi riesce a mettere nero su bianco l’appuntamento più in là nel tempo. Un tuffo nel vuoto.

L’ultimissima viene da Bergamo, Lombardia, capitale di qualcosa che non ricordo al momento, nonché eccellenza insindacabile su ogni fronte. Un ultra-sessantenne prenota una visita oculistica presso una clinica convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale e la risposta è senza dubbio eccellente, da eccellenza imbattibile: richiesta ricevuta, ci vediamo fra tre anni e quattro mesi. Si raccomanda la puntualità, anzi le chiediamo di presentarsi almeno 20 minuti prima dell’orario comunicato. Sempre che nel frattempo la cecità non sia sopraggiunta, aggiungo io.

A scanso di dubbi, non è colpa della Meloni, che pure può vantare innumerevoli misfatti. La vergognosa deriva, o la slavina se si preferisce, ha origini ben più lontane e i colpevoli hanno nomi e cognomi: i nostri.

Volendo rimanere in terra lombarda, chi può negare che questo sfacelo sia il frutto delle decisioni elettorali degli ultimi trent’anni? Al di là delle proteste di circostanza, chi può negare che nessuno abbia davvero provato a mettere in piedi un argine, una resistenza a questo sistema rivoltante, che considera la salute e la possibilità di sopravvivere di una persona assimilabili al libero mercato delle automobili, dei beni immobili, dei centri commerciali (e tanto è vero che molte cliniche ora hanno dépendance nei centri commerciali stessi)?

Quindi sì, che noia penserà e dirà qualcuno, e a ragione, perché la sconfitta è sotto gli occhi di tutti. Del Paese e a maggior ragione di chi si ritiene eccellenza e capitale. E che pena.

Finché vista, cuore e fiato lo permetteranno, trovo comunque una atto di grande civiltà che @ltroPensiero.net continui a sottolineare lo stato cancrenoso della sanità e della scuola italiane, di quelle pubbliche intendo, perché il silenzio significa connivenza, e pur preso atto della sconfitta, c’è modo e modo di mollare l’osso.

Sempre che sotto sotto non sopravviva un ingiustificato brandello di ottimismo.

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