LA FAMA E’ DILETTA SOLO QUANDO LO DECIDE LEI

 

di GIORGIO GANDOLA – Chiede maggiore privacy su Instagram davanti a sette milioni e rotti di follower; lamenta intrusioni nella sua sfera privata dopo avere postato sui social anche le radiografie; addita sconsolata gli scostumati paparazzi e i media gossipari del giornalismo spazzatura che ”diffondendo informazioni false“ la farebbero passare per una ”mangiauomini”.

La Santa Maria Goretti dipinta da Jessica Rabbit sarebbe Diletta Leotta, la showgirl del pallone, nostra signora di Dazn, erede naturale nel Bar Sport di fascinose sorelle maggiori come Alba Parietti e Ilaria D’Amico.

Avrebbe voluto vivere in incognito ma non glielo lasciano fare. Avrebbe voluto commentare le partite alla radio, puntando tutto su una voce di velluto, e invece le tocca andare in video. Ma lo fa malvolentieri, limitata dalla timidezza, avvolta da un sacco di iuta per passare inosservata. Quindi ha diritto alla sacrosanta privacy che spetta a chi non fa nulla, ma proprio nulla, per essere notata. Salvo intuire le sovrapposizioni di Perisic e Cuadrado con competenza e magistero. Come no.

Eppure della Diletta sappiamo proprio tutto, dalla crisi d’amore con l’attore Can Yaman al flirt con Ryan Friedkin (figlio del proprietario americano della Roma). Roba banale, che Fellini non avrebbe neppure considerato mentre studiava la sceneggiatura della “Dolce Vita”. Dettagli ordinari del piccolo mondo vip, qualcosa che è sempre esistito e che fa massa critica nei settimanali di gossip. Ma la Leotta non ci sta e al culmine dell’indignazione si lamenta per le invasioni di campo.

“Ho sempre taciuto finora e forse ho sbagliato. Mi illudevo che prima o poi la buona informazione avrebbe avuto la meglio sul giornalismo spazzatura. Perciò ho subìto la quotidiana goccia di gossip-veleno; i fotografi sotto casa e in scooter dietro ogni mio spostamento; i droni fuori dalle finestre. Ma ora mi sono un po’ stancata. Lo dico perché, leggendo le falsità acchiappaclick che mi vengono riservate quotidianamente, chiunque può pensare che io sia una mangiauomini, una donna incapace di amare. Ed è inaccettabile. Non mi si venga a raccontare che è il prezzo da pagare al successo. O che me la sono cercata e me la cerco per via del trucco, delle forme, degli abiti indossati, delle foto postate. Tutte scelte che rientrano nella sfera della libertà individuale, no?”.

Il post non è finito, la conduttrice televisiva se la canta e se la suona anche nei tempi supplementari fra ragazzi simpatici, aperitivi colorati e lockdown senza possibilità di fuga. Vorrebbe avere spazio nel settore “Affari e Finanza” del “Sole24Ore” o nelle pagine culturali di “Avvenire”, e certamente meriterebbe di firmare elzeviri. Invece le tocca Instagram.

In ogni caso, al termine della lettura i sette milioni di follower sono certamente diventati otto. Missione compiuta. Poco prima del punto conclusivo anche il più scanzonato degli adoratori di Diletta coglie il motivo autentico del suo malumore, l’amarezza che le falsità (un amico in più, una cena in meno) possano ferire le persone più amate: “Mia nonna, che a 80 anni crede, sbagliando, a tutto quello che scrivono i giornali”.

Travolti dalla vaniglia vorremmo consolarla spiegandole che dai tempi di Elena di Troia il fascino provoca attenzione, ammirazione e arriva a scatenare guerre. È vero, nei secoli siamo passati da Omero a “Chi”, ma questo è solo un incidente di percorso. La ribellione della Leotta è al tempo stesso legittima e strana; lei sembra l’ultima star a credere che oggi il gossip passi soprattutto sulle riviste e non sui social che frequenta h24. Non ha il sospetto che la cosiddetta morbosa attenzione dipenda anche dalla sua “autoesposizione tridimensionale permanente”?

Il caso è diventato un temporale di pareri proprio nel web, che si è diviso tra fans e critici. E anche in questo caso l’impertinente “Dagospia” si è trasformato in Cassazione. “Cara Divetta, sono arrivate le foto di “Oggi” che immortalano il suo bacio a Friedkin. Come la smentisce ‘sta limonata?”, ha scritto il sito con interrogativa perfidia. E per concludere la partita ha inventato l’ipotetico e bonario consiglio della nonna: “Goditela e non rompere”.

 

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