LA CHIESA FA BENE A NON PREGARE PER MESSINA DENARO

Messina Denaro divide ancora, anche dopo che, senza funerale, senza messa, senza benedizioni, è stato sepolto nel cimitero di Castelvetrano. Si discute tra chi vorrebbe comunque che si pregasse per lui e magari che si celebrasse qualche messa. E quelli invece che sono d’accordo con la Chiesa cha ha rifiutato funerale, messe e preghiere per un capo sanguinario irriducibile come è stato lui.

Non è un problema semplice e semplice non è neppure la discussione che si è sviluppata. In termini un po’ rozzi si potrebbe riassumere così: in che misura è possibile tradurre quaggiù in terra il presunto giudizio che è stato emanato lassù in cielo? A proposito di cielo e terra, Gesù, nel Vangelo, attribuisce alla comunità locale il potere che, in precedenza, aveva attribuito al solo Pietro: “In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”.

Dunque, non si tratta, per la Chiesa, di tirare a indovinare cosa ha deciso Dio, ma di decidere, lei, Chiesa, perché Dio sanzionerà la sua decisione. La cosa decisiva, dunque, non è una presunta capacità divinatoria della Chiesa che avrebbe il filo diretto con “lassù”, ma la serietà della Chiesa nel decidere: decidere cosa e decidere come. Grande la difficoltà, certo, nel tracciare i limiti di questo “cosa” e i metodi di questo “come”. Ma la Chiesa deve decidere, comunque, deve correre questo rischio. I limiti del “cosa” e i metodi del “come”, infatti, variano con il variare delle sensibilità e delle culture. Ma la Chiesa lo ha sempre fatto e ci si aspetta che continui a farlo.

I meno giovani tra noi si ricordano la ruvida severità con cui la Chiesa, in tempi non lontanissimi, trattava i suicidi. Si negava loro, a tutti loro, il funerale religioso o si celebrava un funerale “dimesso” che mettesse in luce un certo atteggiamento severo verso di loro. Lo faceva con tutti. Oggi non lo fa con nessuno. Con qualche rischio: di giudicare troppo allora, di giudicare troppo poco – anzi: di esimersi dal giudicare – oggi.

Il caso di Messina Denaro, invece, è diverso. Qui si tratta di un omicida recidivo, che ha ammazzato per sete di soldi e di potere, che ha brutalizzato un’intera società e le sue istituzioni: ce ne hanno parlato in abbondanza. E tutto questo, anche se nei limiti dei giudizi umani, consta con evidentissima chiarezza. Il caso di un suicida probabilmente disperato è molto diverso da quella di un pluriomicida recidivo e brutale. In questo caso la Chiesa ha tutti numeri per decidere: uno che ha ammazzato così si è messo fuori dalla comunità cristiana. E la Chiesa lo tiene fuori anche nel momento in cui quell’omicida muore.

Decisione ineccepibile. Non soltanto, dunque, per rispetto verso le vittime e le loro famiglie, ma anche e soprattutto per obbedienza verso il comando che viene da lassù, tanto semplice, quanto perentorio: non uccidere.

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