Situazione singolare. Di solito un bambino è fortemente legato ai genitori, alla casa, al Paese nel quale è nato. E’ un essere vivente che, per necessità di cose, è fortemente “casalingo”. Vive se quel mondo casalingo c’è e se offre la protezione di cui il bambino ha bisogno. Nel caso di Indi Gregory, invece, succede il contrario. Il paese in cui è nata toglie la protezione che viene, invece, offerta da un paese “altro”. Per poter vivere Indi deve emigrare.
E’ una specie di “fuga in Egitto” moderna. Il Vangelo di Matteo, come noto, racconta che il bambino, il Neonato di Betlemme, viene minacciato dal dittatore Erode che vede in lui un possibile concorrente al suo potere regale. E decide di ammazzare tutti i bambini dai due anni in giù. È quella che chiamiamo la “strage degli innocenti”.
Nel caso di Indi non c’è nessuna strage. Anzi, da quello che si legge, pare che i giudici inglesi abbiamo deciso lo stacco della spina a malincuore. E si capisce. Non c’è la strage, dunque. Ma c’è comunque l’innocente. Una bambina che, come tutti i bambini, avrebbe il diritto a vivere. E invece viene tagliata fuori, ai suoi primi passi nella vita.
Noi, che siamo sempre così appassionati nel difendere le vittime, ci sentiamo coinvolti, anche se Indi abita lassù, lontano da noi. E siamo convinti non solo che si debba fare qualcosa, ma soddisfatti che si faccia molto: Indi non solo viene accolta fuori casa, ma diventa addirittura cittadina italiana. E si arriva così a un paradosso totale: Indi è straniera in casa, casalinga fuori casa.
Oltre questo, viene spontaneo confrontare questo paradosso così bello con altri paradossi drammatici ai quali abbiamo dovuto assistere nei giorni scorsi. In Israele Hamas ha ammazzato e rapito bambini e Israele sta ammazzando altri bambini nella sua rappresaglia sulla striscia di Gaza. Ancora innocenti. Qui la strage c’è. E mentre Indi è considerata cittadina in casa d’altri, i piccoli della nuova guerra sono considerati stranieri in casa loro. E uccisi per questo.
Siamo informatissimi su quello che capita attorno a noi, in giro per il mondo. Ma l’invasione delle notizie ci costringe a prendere atto, dolorosamente, di come siamo strani, pieni di contraddizioni, costretti quasi ogni giorno a comprendere l’incomprensibile.