IL TRIONFO DI RICCARDO: NON VIVERE PIU’ NUDO

di PAOLO ALIATA (direttore centri disabilità e psichiatria) – L’obiettivo per Riccardo è chiaro: fare in modo che riesca a vestirsi. Basta osservarlo nella sua stanza, in cui è stato isolato per la quarantena.

E’ un obiettivo operativo e simbolico di infinito valore. Essere e stare vestiti vuol dire essere in grado di “sopportare” anche sensorialmente qualcosa d’altro rispetto a sé: ben sappiamo quanto possano essere “pesanti” gli stimoli sensoriali dovuti al semplice fatto di indossare dei vestiti per una persona con autismo. Una piuma sulla nostra pelle può essere sentita come una lama su quella di una persona con autismo. Gli stessi stimoli sensoriali che fanno provare un infinito dolore al semplice taglio dei capelli. La fatica che Riccardo prova nell’essere vestito può avere mille altri significati e motivazioni, e sta a noi, come primo gesto, provare a capirli

Essere e stare vestiti vuol dire essere messi in condizione di vivere altri spazi ed altre relazioni. Pudore e senso civico rendono inaccessibile il mondo ad una persona nuda.

Riuscire a fare in modo che Riccardo sia e stia vestito vuol dire dotarlo della possibilità di vivere la relazione con il mondo, che è il primo e fondamentale diritto di ogni persona.

Letta così questa allora non è più una sfida, ma un dovere per noi ed un diritto per Riccardo. Si può scegliere se accettare o meno una sfida, ed una volta ingaggiata si può anche perderla. Non si può però rinunciare ad un dovere. Non si può non riconoscere e rispettare un diritto. I diritti non si scelgono: ci sono e basta e vanno fatti rispettare anche se una persona non è consapevole di esserne titolare. I diritti sono propri di ogni uomo, a prescindere dalla sua condizione. Con i diritti vi è una sola scelta: vincere e basta. Non ci sono alternative e non reggono alibi.

E questa “sfida” riguarda tutti. A livello di “progettazione” dell’azione e “supervisione” dell’intervento riguarda soprattutto la figura della psicologa e dell’equipe educativa, ma a livello operativo riguarda tutti. Vi è una variabile poi che consentirà di vincere questa sfida e che non può che essere agita da tutti: lo sguardo, la relazione, il modo con cui staremo, interverremo con Riccardo: se il nostro modo sarà accogliente, di fiducia, se farà sentire a Riccardo che ce la può fare, allora la vittoria sarà lì a pochi passi.

E la sfida dei diritti apre ad infiniti altri traguardi e vittorie: una volta vestito, Riccardo avrà mille conquiste da viversi. Una cosa alla volta, però: iniziamo con il vestirsi.

Troppo spesso ed in maniera impropria ci si rifà al binomio autismo-isolamento. Riccardo è stato in isolamento fino a ieri o l’altro ieri per la quarantena, secondo le procedure di inserimento in questo periodo di emergenza sanitaria per il COVID. Ora la quarantena è finita e con questa devono essere finiti pensieri ed azioni di isolamento e qualsiasi gesto che rimandi a questo. Sarebbero alibi, scuse, che diventano discriminazioni e lesioni di diritti.

……

Martedì mi arriva un messaggio via whatsapp con due foto allegate: Riccardo a torso nudo, ma con i pantaloni, seduto nel sedile posteriore del pulmino; Riccardo a torso nudo seduto su un divanetto in mezzo a due operatrici. Mi piace un sacco vedere nello sguardo di Riccardo e delle operatrici quella luce di emozione da conquista.

Riconosco e rilancio: un piccolo grande passo è fatto, adesso la maglietta.

Mercoledì arriva un messaggio via whatsapp con un foto allegata: Riccardo con la maglietta, tra compagni ed operatori. Lo stesso sguardo, ancora più intenso, negli occhi di tutti.

La sfida dei diritti: si deve, quindi la si può vincere.

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