IL PIU’ BELLO SI FA PRETE, PERCHE’ NO?

«L’anno scorso – racconta Edoardo Santini, già bellissimo d’Italia, con tanto di premio nazionale – per fare un primo passo sono andato a vivere con due sacerdoti e quella è stata l’esperienza più bella della mia vita, una esperienza che mi ha permesso di incontrare dei fratelli e nella quotidianità quella risposta che aspettavo scendesse dall’alto. A fine anno è stato naturale per me fare la domanda al vescovo per entrare al propedeutico anno che precede al seminario. Ora studio teologia, presto servizio in due parrocchie nella diocesi fiorentina».

Per cominciare mi chiedo come mai la decisione di Edoardo faccia notizia. Di giovani che decidono di entrare in seminario ce n’è meno, molto meno di un tempo, ma ce n’è ancora. Come mai, di tutti questi casi, solo Edoardo è finito su TV e giornali? Ma è naturale: Edoardo è stato “il più bello d’Italia”.

Dietro la sorpresa sta la convinzione che il più bello d’Italia avrebbe dovuto impiegare meglio la sua bellezza. Facendosi prete, in qualche modo, la spreca: che se ne fa della sua bellezza, infatti?

Se si è preti non serve essere belli e se si è belli non serve essere preti. Anzi, qualche zelante appassionato di spiritualità e di sacerdozio potrebbe aggiungere che, di fatto, stante il celibato, la bellezza può diventare un rischio: se sei bello, l’altra parte del cielo ti nota di più e tu rischi di essere tentato. Meglio essere bruttini: sei più sicuro.

Le considerazioni esplicite o implicite sulla scelta di Edoardo sono decisamente interessanti: dicono senza dire e dicono molto. Il centro della notizia non è la “vocazione” di Edoardo, ma la bellezza di Edoardo: è l’avvenenza che fa nascere la notizia. Ma questo pone un problema che non è solo di Edoardo. La fede non fa notizia, infatti. Fanno notizia le premesse, le conseguenze, i fatti collaterali alla fede.

Mi è tornato in mente, ancora una volta, il quadretto delizioso riferito solo dall’evangelista Luca. “Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: ‘Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!’”. In tutta evidenza, la donna è affascinata da Gesù e grida la sua ammirazione. Gesù non risponde dicendo: “Non esagerare”, in fondo non nega l’impressione della donna. Ma la indirizza altrove: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Vangelo di Luca 11, 27-28).

Un credente, un prete, non nega le doti che ha, compresa la bellezza e la simpatia e l’intelligenza. Si tratta di vedere che uso ne sa fare. Il Vangelo non nega nulla, infatti: imprime una direzione nuova a tutto.

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