I CODARDI DEL PARLAMENTO DAVANTI AL FINE VITA

Sembra un gioco facile e stucchevole. Prendere la mira e puntare sui nostri parlamentari, uno a uno o in gruppo, poco importa. Suona facile e scontato, eppure funziona. Anche a occhi chiusi in verità, senza prendere la mira, non puoi sbagliare.

Su queste colonne Cristiano Gatti ha da poco ha dispensato amorevoli carezze, per così dire, ai nostri deputati e ai nostri senatori, per il fatto singolare che pretendono nuovi test ai giudici mentre in Parlamento ci si può entrare senza neppure uno straccio di istruzione, una laurea qualsiasi. Eppure la spinta a rincarare è irresistibile.

Roma, martedì ventisei marzo duemilaventiquattro. Anche per oggi non si muore, sarà per domani, per un altro giorno, che fretta c’è?

Nessuna in effetti, nessuna sorpresa, si muore domani, o dopo Pasqua, o mai, ecco il segreto dell’immortalità. Martedì in Senato era prevista la presentazione dei Disegni Di Legge sul fine vita, un tema alto e in perenne attesa di una soluzione, ma come prevedibile in Senato c’erano quattro gatti. Forse pure spelacchiati e con un certo interesse in materia, perché altrimenti non si spiega la presenza, notoriamente scoraggiata quando il tema in questione si fa strada e toglie spazio alle beghe che non comportano la consultazione della propria coscienza.

Morale, tutti a casa, anche i quattro gatti.

C’erano di mezzo anche le uova da acquistare per i nipotini e la scelta della colomba artigianale, me ne rendo conto, e qualcuno, tra i presenti in aula, si augurava non si trattasse di ostruzionismo deliberato.

Tranquillizzo, nessun ostruzionismo. La codardia e il fuggifuggi sono comportamenti ormai depositati, con tanto di copyright, quando si tratta di “fine vita”.

Nessuna cattiva fede, no, è che sono proprio codardi e scappano quando si tratta di decidere sulla vita e sulla morte, soprattutto quando la vita e la morte le puoi toccare con mano, con un nome e un cognome che chiede pietà.

Com’era quel proverbio? Quando torni a casa la sera, inveisci contro i Parlamentari. Magari non sai il motivo, perché tu stavi al lavoro, ma loro sì.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *